Una nuova prospettiva per i beni culturali colpiti dal sisma promossa da Codacons e MiBact

Una iniziativa di raccolta fondi promossa dal Codacons in intesa con il MiBact per la valorizzazione artistico culturale dei territori colpiti dal sisma del 2016.

L’ 8 gennaio presso il sito archeologico dello Stadio di Domiziano a Roma è stata presentata in conferenza stampa l’iniziativa di raccolta fondi «Terremoto 2016 : la distruzione creativa, la tecnologia per la rinascita dell’arte» , ideata e promossa dal Codacons ( Associazione per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori ) attraverso il suo presidente – avvocato Carlo Rienzi.

«Questa iniziativa – racconta Rienzi – nasce con il chiaro obiettivo di rivitalizzazione culturale dei territori colpiti dagli eventi sismici, i quali, attraverso il recupero delle opere d’arte appartenenti al proprio patrimonio e alla propria storia, possono rinnovare il processo di formazione della propria identità culturale.Inoltre, particolare attenzione verrà posta al controllo della gestione della raccolta fondi in modo che le risorse reperite vengano destinate a un progetto preciso, ben individuato ed elaborato».

Il progetto nasce dalla collaborazione tra Codacons e Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, collaborazione a breve suggellata da un protocollo di intesa tra i due soggetti, consistente nell’allestimento di una mostra d’arte itinerante tra i vari hub internazionali che possono dare visibilità all’iniziativa, nella quale vengono esposte foto auto – stereoscopiche in 3D di alcune opere d’arte selezionate tra quelle rinvenute nei luoghi del sisma del 2016.

Attraverso l’applicazione della particolare tecnologia denominata «AS3D», a cura del fotografo Remy Verbananz si permette la visualizzazione tridimensionale senza la necessità di altri dispositivi visivi, inoltre ottenendo come restituzione finale una foto ad altissima definizione e in formato reale dell’opera d’arte si consente di apprezzare appieno fino ai più piccoli e nascosti dettagli la fattura dell’opera.

Chi era presente all’evento ha potuto apprezzare il primo risultato dell’applicazione di tale tecnologia per i fini del progetto, si tratta infatti del Crocifisso salvato dalla chiesa di S. Maria del Popolo a Preta – frazione di Amatrice – che vede la Diocesi di Rieti direttamente coinvolta in quanto detentrice di questa opera polimaterica dei primi del 1500 , «che interpreta la più espressionistica versione del Cristo morto» come illustrato da Daniela Porro direttrice del Museo Nazionale Romano, che oggi ospita l’opera originale presso il complesso museale delle Terme di Diocleziano a Roma nella mostra «Rinascite _ Opere d’arte salvate dal sisma di Amatrice ed Accumoli».

Un’occasione che intende riportare l’attenzione sulla questione centrale che deve animare il dibattito sul recupero dei beni artistici di questi contesti.

Le suggestioni più stimolanti sono arrivate dal curatore del Museo Diocesano di S. Giovanni dei Fiorentini di Roma, Simone Ferrari, che in maniera immediata e diretta ha costruito la cornice concettuale nella quale ripensare il ruolo e il valore del patrimonio culturale di aree territoriali così peculiari come quelle del Centro Italia : le opere d’arte che provengono da queste terre testimoniano una vita, nella loro matericità si concretizza tutto il portato di storia locale, l’immaginario simbolico e identitario costruito dall’uso che le persone ne hanno fatto nel tempo.

Riscoprire queste opere così da vicino e nei loro particolari più nascosti ( come la tecnologia applicata pretende fare ) dà la possibilità di percepire in modo nuovo la valenza artistica che esse hanno, frutto di una cultura artistica che ha prodotto nei secoli piccoli capolavori.

Infine, attraverso la riproduzione di un’opera non solo si celebra l’originale, ma la sua copia ritratto acquista valenza propria e autonoma in quanto elaborazione contemporanea, segno dell’oggi di un’altra opera del passato che porta con sé la storia sociale di una intera comunità consolidatasi nei secoli.