Non sei solo: presentato il progetto nel Salone Papale

Si è svolta sabato 24 ottobre presso il Salone papale del palazzo vescovile di Rieti la presentazione del progetto “Non sei solo”, promosso e coordinato dal Consultorio Familiare Sabino. Si tratta di una rete di associazioni di volontariato, nove in questa fase di avvio, tutte volte al sostegno della persona nei momenti di difficoltà.

Oltre che dello stesso Consultorio, parliamo di realtà come La Quercia Millenaria, che sostiene ed indirizza i genitori in attesa di un bambino con patologia, l’Alcli Giorgio e Silvia, con la sua instancabile opera di supporto, sotto ogni aspetto, del paziente oncologico, dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, dell’Associazione Italiana Dislessia, che a Rieti offre uno sportello gratuito di prima accoglienza, dell’Ordine Francescano Secolare, che tra le sue attività comprende la Mensa di S. Chiara, dell’Associazione Alcolisti Anonimi, delle Associazioni Malattia di Parkinson e Malattia di Alzheimer, impegnate a sostegno delle famiglie e dei malati affetti da queste patologie, e dall’associazione di promozione sociale Alma Mater, che sostiene le persone con particolare attenzione alla sfera perinatale.

Il coordinamento del Consultorio, presieduto da Silvia Vari, si propone allora di raccogliere le esigenze ed indirizzare le persone verso le realtà di volontariato che si occupano in modo specifico di quel settore. E l’incontro del 24 ottobre è stato utile per presentare questo particolare spaccato di mondo associativo alla città, come pure per approfondire e rafforzare il sistema di relazioni e rimandi tra le varie organizzazioni di volontariato.

A sostenere il progetto c’è anche il vescovo Domenico Pompili, che guardando alla prospettiva di sostegno alla persona nelle diverse situazioni critiche di la lotta alla solitudine, alla emarginazione e alla precarietà aperta dalla rete associativa, ha voluto aprire i lavori di sabato mattina con una intensa catechesi sul senso della carità cristiana.

«A prima vista – ha rilevato – sembrerebbe non esserci spazio in un progetto secolare che tende di suo ad una razionalizzazione totale della vita associata. Tutt’al più la carità dovrebbe avere nella società una funzione subalterna e temporanea, valida solo fino a quando il progresso finirà per renderla superflua».

In realtà, ha spiegato don Domenico «la carità è la fioritura dell’autenticamente umano, lungi dall’essere semplice supporto temporaneo, è una costante provocazione a ribaltare la forma di razionalizzazione della vita associata» e «ammesso e non concesso che sia possibile una convivenza sociale in cui a ciascuno fosse dato tutto e solo quanto gli spetta, secondo un calcolo razionale di perfetta uguaglianza, tutto questo non sarebbe ancora un mondo veramente umano».

Vale a dire che «la fraternità precede l’uguaglianza e la libertà. Non si spiegherebbero diversamente alcune cose come il dono e il perdono che sono razionalmente incomprensibili e che proprio per questo attestano un superamento del semplice ordinamento razionale».

Ne consegue l’invito alle associazioni (e alla comunità cristiana in generale) a non pensare l’azione caritativa come una semplice variante dell’organizzazione assistenziale. «La carità – ha concluso mons. Pompili – non è solo il nocciolo duro di resistenza al fenomeno dilagante della secolarizzazione, ma è molto di più. È il principio fondante il cristianesimo, ma anche la condizione di possibilità perché l’umanità sopravviva a se stessa. La capacità di futuro dei cristiani è così intrecciata al futuro del mondo perché l’agape di Dio abbraccia gli uomini e le donne di ogni tempo e di ogni cultura. Infatti “il vilipendio dell’amore è vilipendio di Dio e dell’uomo, è il tentativo di fare a meno di Dio. Di conseguenza, la miglior difesa di Dio e dell’uomo consiste proprio nell’amore”. E l’amore torna a brillare come la strada che conduce a Dio».

Foto di David Fabrizi e Massimo Renzi.