Neocatecumenali, quarant’ anni di evangelizzazione

Era il 1975 quando un’équipe del Cammino neocatecumenale venne a Rieti per parlare a un folto gruppo di parroci che il vescovo di allora, monsignor Dino Trabalzini, aveva radunato in Seminario con lo scopo di renderli sensibili ad accoglierli e a promuovere nelle parrocchie l’invito ad iniziare un ciclo di catechesi che sarebbe sfociato in una convivenza lontano da casa e che avrebbe eventualmente portato alla nascita di una piccola comunità di fratelli e sorelle sull’immagine della Famiglia di Nazareth: «luogo storico – avvertono i freschi Statuti del Cammino – dove il Verbo di Dio fatto Uomo si fa adulto crescendo in sapienza, età e grazia, stando sottomesso a Giuseppe e Maria».

Da allora sono trascorsi 40 anni e tutto è diverso, in Europa, in Italia, a Rieti. Cosicché, per festeggiare la ricorrenza, domenica scorsa sono tornati da Roma quei catechisti che nel ’75 erano giovani – non tutti perché alcuni sono saliti in cielo, ma i rimasti irrobustiti nello spirito – per celebrare un’eucaristia di ringraziamento con il vescovo di adesso Delio Lucarelli, insieme ai presbiteri delle parrocchie ove il Cammino neocatecumenale è attecchito, i giovani preti che si sono formati e sono venuti su dal Cammino a servire la Chiesa locale e più di cinquecento fratelli, di famiglie, di giovani e bimbi, che malgrado il freddo della sera hanno affollato la Cattedrale di Santa Maria, pregato e cantato, assieme a Giampiero, il capo équipe, a sua moglie Anna, ad Alberto e Pina, a Pina e Paolo, il cantore, ringraziato Dio per i tanti doni ricevuti in questi quattro decenni in cui si è vissuti insieme percorrendo le tappe del Cammino fino a giungere all’Elezione avvenuta con un viaggio indimenticabile a Gerusalemme, abbeverandosi alla fonte della Parola che è nella Città del Gran Re.

Nel 1975 alcuni parroci si dissero favorevoli ad accogliere le catechesi. La notizia dell’inizio si diffuse nella piccola città di allora, frastornata e divisa dalle lotte politiche, intimorita dagli episodi terroristici, scossa dalla caduta di tradizionali e secolari comportamenti morali, disposta ad appropriarsi senza riflettere delle mille innovazioni che mettevano a dura prova i rapporti all’interno della società e delle famiglie con un’accentuazione dei processi di secolarizzazione, di laicizzazione, con il rigetto dell’educazione religiosa ed un’avversione, un contrasto diffuso verso la Chiesa, da troppi decenni immobile nel recepire l’anelito che proveniva dallo sconquasso del secondo conflitto mondiale. Il 6 marzo del ’75 la Camera aveva accordato il voto ai 18enni. Il divorzio era una realtà fin dall’anno prima.

A Rieti l’avvio delle fabbriche stava diffondendo benessere, disponibilità di danaro, diffusione di un accentuato consumismo, il propagarsi della libertà sessuale. Come rispondeva la miglie, che si erano allontanate dalla comunità ecclesiale o avevano abbandonato la pratica della vita cristiana, attraverso l’annuncio del kérigma e l’itinerario di riscoperta del Battesimo sono state aiutate a ritrovare la gioia della fede!». Di tutto questo, domenica sera, è stato detto grazie a Dio.

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