Nel segno del mistero

Il servizio pubblico radiotelevisivo punta su storie che mescolano noir e paranormale, affidandosi al celebre giallista Carlo Lucarelli e a alla regista Cinzia TH Torrini

Si dipana all’insegna del mistero il filo delle più recenti fiction della Rai, secondo quanto proposto in produzioni come “La porta rossa” (Rai2) e “Sorelle” (Rai1), in onda in questo periodo. La prima ha messo in scena la storia del commissario Leonardo Cagliostro (Lino Guanciale), impegnato a indagare su un omicidio del tutto particolare: il suo. Ucciso durante un’azione solitaria di polizia, infatti, il protagonista ha scelto di non attraversare la “porta rossa” che conduce all’aldilà e di restare nel mondo terreno come un fantasma per scoprire l’identità del suo assassino.
La seconda serie ha per protagonista l’ex miss Italia Anna Valle, nei panni di Chiara, brillante avvocato in carriera senza figli, trasferitasi per lavoro a Roma da Matera. Nella Città dei Sassi vivono sua madre Antonia (Loretta Goggi) e sua sorella Elena (Ana Catrina Morariu), madre di tre figli e separata da Roberto (Giorgio Marchesi), ex fidanzato della protagonista.
Quando Elena scompare, Chiara torna a Macerata ritrovando l’ambiente e il “clima sociale” di un tempo, segnato da pettegolezzi, pregiudizi e relazioni ambigue. L’assenza della sorella minore si protrae per alcuni giorni, finché la giovane donna viene trovata morta nel letto di un fiume a poca distanza dal paese.
Da quel punto in poi si intrecciano le vicende dei personaggi alla ricerca dell’assassino, mentre si fanno più frequenti i segni di strane presenze nella casa della madre; la quale, a sua volta, continua a “sentire” che la figlia in realtà non è morta davvero ma che prima o poi ritornerà.
Non mancano le grandi firme dietro le due serie: la prima è nata da un’idea del celebre giallista Carlo Lucarelli, la regia della seconda è stata affidata a Cinzia TH Torrini (che, per inciso, nasconde nel “TH” del suo stesso cognome un pizzico di mistero), regista cinematografica e televisiva già autrice di numerosi documentari e di alcune fiction (“Elisa di Rivombrosa”, “Don Gnocchi, l’angelo dei bimbi”, “Terra ribelle”, “La Certosa di Parma”…).
Secondo il più affermato stile giallo, la narrazione si sviluppa di puntata in puntata fra misteri, ipotesi, indizi e svolte inattese, facendo vibrare le relazioni fra i protagonisti che si intrecciano anche a distanza di tempo e aggiungono ulteriore pathos alla storia.
Con un certo sforzo di fantasia, l’ispirazione di questa nuova serie può rinviare alla celebre – e ormai datata – “Twin Peaks” firmata da David Lynch: anche quella produzione partiva dalla ricerca di una giovane scomparsa, tale Laura Palmer, intorno a cui si dipanavano le indagini degli investigatori e le trame relazionali dei protagonisti, in un’aura misteriosa e ambigua che Torrini prova in qualche modo a ricreare. Il tono rimane cupo e il linguaggio complessivo oscilla fra noir e melodramma, offrendo agli spettatori possibilità di distrazione e coinvolgimento emotivo senza troppo impegno.
Il pubblico ha mostrato di apprezzare, venendo probabilmente attirato da una recitazione non impeccabile ma intrigante da parte della protagonista, una buona prova d’attrice della Goggi nei panni dimessi e visionari di una madre ormai anziana e da un’ambientazione che sfrutta al meglio il fascino della città e delle sue case scavate nel tufo.
La conformazione del borgo è labirintica, come lo è la trama di ciascuna puntata e dell’intera produzione. La struttura narrativa propone frequenti flashback, mescola realtà e sogni premonitori, confonde dati di fatto e ipotetiche ricostruzioni, gioca continuamente sul tema della presenza/assenza e propone un mistero che – come d’uopo – si risolverà soltanto alla fine e dopo numerosi colpi di scena.