Mons. Pompili visita Baxalta: «un fiore all’occhiello del nostro distretto industriale»

Breve momento di preghiera con i lavoratori Baxalta nel piazzale del sito produttivo per il vescovo Domenico in occasione della Settimana europea delle biotecnologie.

«Il lavoro era considerato una cosa per gli schiavi perché agli intellettuali e alle persone libere era invece lasciato l’ozio, il tempo della contemplazione». A ricordarlo è stato il vescovo Domenico durante il breve momento di preghiera presieduto presso lo stabilimento Baxalta di Rieti, svolto nella mattinata del 26 settembre in occasione della Settimana europea delle biotecnologie.

«Sono passati molti secoli» ha precisato mons. Pompili, cogliendo la distanza nei segni dei tempi: «oggi il lavoro rischia di essere un privilegio, o di essere un qualcosa che serve soltanto per arrivare alla fine del mese».

Una percezione della vita produttiva alla quale il vescovo oppone un auspicio: che «il lavoro riacquisti tutta la sua dignità nella nostra consapevolezza». Una intenzione che trova «una dritta» nella Lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, «quando dice di attendere alle nostre cose con pazienza, tenacia, ma soprattutto facendosi un punto di onore nello svolgere bene il proprio compito».

È il compito che don Domenico ha affidato ai lavoratori di Baxalta, pregando che assumano come «un punto d’onore» l’impegno a dare il meglio delle proprie possibilità.

E non solo perché il sito produttivo «è un po’ il fiore all’occhiello di questo nostro distretto industriale così malconcio», ma anche perché il lavoro che si svolge al suo interno «ha una destinazione molto concreta: la qualità della vita delle persone passa per quello che voi qui fate».

Un risultato che «richiede impegno, sacrificio, studio» nonostante l’industria farmaceutica non goda «di una buona opinione nell’immaginario collettivo, perché viene spesso ricondotta a interessi di multinazionali che hanno come obiettivo più il proprio profitto che non la cura dell’uomo».