Missione: la gioia del Vangelo

Dialogo con padre Franco Legnani, rettore della casa generalizia del Pime: «non esiste Chiesa così povera da non aver nulla da dare, ma neppure così ricca da non poter più ricevere nulla»

Padre Franco, Il tema della giornata missionaria mondiale di quest’anno è “Dalla parte dei poveri”. L’esortazione è per tutta la Chiesa, ma cosa suggerisce a chi in missione nei paese più lontani ci sta davvero?

“Dalla parte dei poveri” credo parli di una Chiesa aperta. Se guardo alla mia comunità della Cambogia, emerge una Chiesa che è povera, sia numericamente che come mezzi. Non ha tutte le risorse della Chiesa italiana, ma posso mostrare che pur essendo povera, in quanto Chiesa non può che aprirsi ai suoi poveri. Ho foto scattate mentre andavo con i giovani e la suora a visitare i poveri che vivono sul fiume, nelle baracche. La cosa bella è che questi giovani non sono di famiglie ricche, ma riuscivano a raccolgiere pochi spiccioli per portare un po’ di frutta e qualche dolcetto a questi anziani. Il tema ci dice che una Chiesa anche se è povera non può che essere una Chiesa in uscita verso i suoi poveri. Non c’è una Chiesa così povera da dover solo ricevere. Ma il tema interpella tutta la Chiesa: o cerca la povertà, anche i poveri in spirito, o non è Chiesa.

Questo tema porta a pensare ad una differenza di prospettiva. Mi pare che “Dalla parte dei poveri”, in Occidente abbia spesso il sapore esclusivo della mano tesa, dell’offerta d’aiuto. Ma forse il Papa voleva dire «vediamo anche quello che hanno da dare i poveri». Non c’è anche l’invito a lasciarci guidare dai poveri per vedere dove ci portano?

A quando dicevamo prima dobbiamo aggiungere che non c’è una Chiesa così ricca da non dover ricevere. Io penso che si tratta di scoprire come si è Chiesa di ascolto, che guarda alla realtà che la circondano, che è in uscita perché c’è un centro, ed è Gesù Cristo, il suo messaggio. Una Chiesa che recuperi la consapevolezza di essere stata servita dal Signore. La Chiesa in Cambogia è insignificante, siamo lo 0,15 % della popolazione, ma è contenta di celebrare, di ritrovarsi… forse la giornata missionaria può dirci proprio questo: guardare altre Chiese perché magari sono più povere, ma hanno viva la gioia del Vangelo. Ma Chiese come quella cambogiana hanno una grande gratitudine verso la Chiesa italiana, perché gli studenti, gli ammalati, i poveri li sosteniamo perché riceviamo tanto, magari da singole parrocchie. È bella questa solidarietà tra Chiese.

Mi viene in mente che in una Chiesa così piccola ci si deve sentire un po’ come i cristiani delle origini, che si distinguevano da come si amavano…

A livello di governi non abbiamo permessi o altri rapporti, però c’è stima perché la Chiesa testimonia una carità che è a 360°. Non aiutiamo i poveri perché fanno parte della comunità, ma perché sono poveri. Gesù è stato amico dei poveri: non mi interessa se sei buddista o cristiano: se sei povero ti aiuto. Tante volte ho l’impressione che ci sia un parallelo possibile tra gli Atti degli Apostoli e queste piccole comunità. Una Chiesa che numericamente è niente nel bel mezzo di un panorama buddista ci si incoraggia per essere davvero il seme e il sale della terra.

E in Europa? Oggi c’è un problema di nuova evagelizzazione, di inculturazione della Buona Novella?

La mia impressione visiva è quella di una società con pochi bambini. È un colpo d’occhio che ti colpisce subito se vieni da paesi in cui i bambini sono dappertutto. Ma non per questo parliamo di una società stanca, vecchia. Tanti cristiani, laici, confratelli preti, si danno da fare per vivere la loro fede nel contesto in cui sono. Certo, non fanno notizia, ma ne incontro tanti. Ti fanno dire: «non me l’aspettavo, c’è anche qui da noi una Chiesa che cerca i poveri».

Quindi non c’è da disperare!

No, direi di no! Se guardi la stampa ogni tanto ci sono le statistiche con il calo della frequenza della Messa e altri indicatori di questo tipo. Ma forse è un cammino anche di purificazione, per riscoprire davvero la prorpria fede e la gioia di annunciare il Vangelo. Forse è il tempo di guardare con lo sguardo di Gesù Cristo anche è in Europa, in Asia, in Africa, in Ocenania, in America… anche in questo senso la Chiesa è universale.