3 thoughts on “Metafisica urbana, ovvero “Lo spettatore assente””

  1. maria laura petrongari

    Nella rubrica aggiungerei ” metafisica urbana”. desidero inserire questa mia testimonianza. Dall’inizio dell’anno ho messo in atto, almeno ci provo, una protesta civica pacifica individuale consistente nell’abbandono dell’uso dell’automobile per i tragitti in città nell’intento di risparmiare sul costo della benzina, addurre meno inquinamento anche da rumore,fare un pò di moto fisico vista la mia sedentarierà a causa del lavoro d’ufficio, e guardare meglio la mia città. Così se non fossi andata a piedi non mi sarei accorta di quante brutte strutture, insidie stradali, sporcizia sull’asfalto e sulle aiuole, disordine nelle affissioni di manifesti anche fuori posto, disordine nella disposizione della viabilità ed anche pericoli veri e propri ci siano in città. Marciapiedi resi esigui da muri di nuovi fabbricati, avvallamenti improvvisi sul piano stradale, buche, radici che rigonfiano il terrenso attorno agli alberi, pensiline mezze rotte, cani che fanno bisogni ovunque e senza museruola portati da padroni compiacenti , strisce di attraversamento per i pedoni che mancano dove dovrebbero essere, sbiadite o comunque lontane e tante altre cose che non vanno proprio. Se poi ci si ferma a parlare con qualche passante si viene anche a sapere che molti sono inciampati o caduti camminando su marciapiedi costruiti con pietre irregolari posizionate a sbalzo rispetto al pavimento stradale che indolenziscono anche i piedi.E non occorre essere anziani per patire ciò.Vedasi ad esempio i marciapiedi ai lati del ponte romano che accede da Piazza Cavour a Via Roma.Insomma andare a piedi fa scoprire qualcosa di nuovo, purtroppo difetti che potrebbero essere eliminati. Naturalmente qualcosa di buono si può anche godere! Potersi fermare ad osservare ed apprezzare la architettura di una chiesa, osservare le nostre mura cittadine che richiamano memorie dimenticate che hanno fatto la nostra storia e così via.La città siamo noi e ci appartiene .Dobbiamo tutti rivendicare il diritto di dare un contributo.Ho visto una trasmissione TV intitolata sindaco per un giorno in cui delle persone vengono intervistate ed invitate a dire cosa vorrebbero fare se fossero al posto del nostro Sindaco. Il più delle volte emergono rilievi e suggerimenti per eliminare qualcosa che non piace.Io farei una trasmissione al contrario: costringerei il Sindaco e gli amministratori a fare il cittadino per un giorno. Cioè mettersi nei panni di un cittadino ma non di uno qualunque: di un invalido, di un vecchio, di una mamma con bimbi e carrozzine e spesa, magari con nonna al seguito che benchè necessitata non può accedere al centro per via dei varchi, nei panni di anziani che in questa settimana sono rimasti a casa perchè nessuno li ha potuti accompagnare allo spettacolo al teatro Flavio o in Cattedrale per via dello stesso varco attivo e così via.Amministratori di città ci vuole più amore per il prossimo.
    maria Laura petrongari

  2. maria laura petrongari

    La mia idea postata il 14 gennaio di far vestire per un pò agli amministratori locali le vesti di un cittadino qualunque della serie “provare per credere” mi pare abbia avuto un riscontro. Ho avuto notizia infatti che a breve presso il Perseo un amministratore pubblico si siederà su una sedia a rotelle camminando con la stessa per un breve tratto di strada nell’ambito di una manifestazione sulle barriere stradali in città. E’ ancora poco. Io da cittadina Italiana invoco un corso di addestramaento obbligatorio per gli aspiranti amministratori pubblici candidati alle elezioni, una sorta di tirocinio formativo, per insegnare a chi dovrà gestire la nostra vita ed i nostri bisogni nel concreto, a mettersi nei panni di tutte quelle categorie di persone che tali bisogni esprimono.Ritengo che la delega a governare non possa essere in bianco.

  3. Maria Laura Petrongari

    Ho fatto poi personalmente con aspiranti amministratori di città l’esperienza del cittadino disabile percorrendo un tratto di strada dal Perseo, con la neve, in carrozzina .E’ stato incredibile: ho scoperto molte cose che solo praticando la condizione diversa dell’altro in difficoltà, si possono conoscere.La prossimità è un grande valore sociale.Porta alla corresponsabilità. All’accompagnamento. Alla cogestione più giusta dei beni comuni. Mettersi nei panni dell’altro serve anche a conoscere meglio noi stessi. Insomma la mia idea originaria ha avuto successo cioè un buon esito.Ma occorre non dimenticare le buone pratiche.Buon lavoro agli amministratori in atto.
    maria Laura Petrongari (2016)

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