Messa alla grotta di santa Filippa. Don Domenico: «stare nella solitudine per incontrare Dio»

La scorsa domenica, una intensa camminata in montagna ha condotto quasi 200 persone alla grotta di Santa Filippa Mareri, dove hanno partecipato alla Messa celebrata dal vescovo

Ha avuto luogo il 21 agosto la “scalata” verso il santuario rupestre della Grotta di Santa Filippa. Organizzata come ogni anno dalle suore francescane dell’omonimo monastero, l’iniziativa ha visto una buona partecipazione: in tanti, infatti, hanno percorso i circa 5 km del sentiero del pellegrino. Una cordata partita alle 7:30 dal piazzale su cui affaccia la “casa” delle religiose. Quindi il nutrito gruppo di fedeli che ha affrontato le salite, anche impegnative, che lo separavano dalla grotta-santuario. Durante la camminata è stato recitato il rosario e sono stati ricordati alcuni episodi della vita della santa.

Una risalita che si è conclusa con la celebrazione della messa proprio di fronte all’apertura nella dura roccia che per due anni ha offerto rifugio alla giovane Filippa. La celebrazione è stata presieduta dal vescovo Domenico, che ha esordito ricordando la necessità di «concederci momenti di reale nascondimento, di solitudine, per incontrare Dio».

Durante l’omelia Mons. Pompili ha sviluppato dapprima uno spunto dato dal Vangelo: «Sono pochi quelli che si salvano? La domanda è posta male perché più che il quanto dobbiamo pensare al come». Gesù ci chiama alla porta stretta e «la porta stretta richiama alla scelta personale». Quello del vescovo è un richiamo a dire no al conformismo: «C’è chi ha detto che non possiamo non dirci cristiani, ma non è così» avverte richiamando una sentenza del filosofo italiano Benedetto Croce. «La fede dà la possibilità di mettere qualcosa di proprio, senza accodarsi». Infatti la fede non è «un vestito per le grandi occasioni»: è riscoprire cosa sta all’origine della propria la scelta personale: «solo così si possono affrontare i momenti bui».

Prima di concludere il vescovo ha ringraziato tutti i presenti e in particolare le suore del monastero, le “suorine”, come affettuosamente definite dal Papa nella sua recente visita.