Marcia per la pace di trenta donne sul 38° parallelo

Il 24 maggio – Giornata internazionale delle donne per il disarmo – l’iniziativa promossa da alcune donne a cui è stato assegnato il premio Nobel per la pace. La marcia, annunciata l’11 marzo alle Nazioni Unite, ha l’obiettivo di ottenere, a distanza di settant’anni, un trattato di pace permanente. Il sostegno del cardinale di Seul, Andrew Yeom Soo-jung.

A settant’anni dall’armistizio del 1953, il 24 maggio è stata promossa da trenta donne di 12 Paesi del mondo una Marcia per la pace sul confine tra le due Coree.

Trenta donne per la pace. Mairead Corrigan Maguire, co-fondatrice, con Betty Williams, della Community of Peace People, un’organizzazione a favore della pace nel conflitto nordirlandese, Premio Nobel per la pace nel 1976, e Leymah Gbowee, pacifista liberiana, organizzatrice di un movimento pacifista che condusse alla fine della guerra civile in Liberia nel 2003, Premio Nobel per la pace nel 2011, hanno promosso per il 24 maggio – Giornata internazionale delle donne per il disarmo – la Marcia per la pace di trenta donne provenienti da tutto il mondo nella zona demilitarizzata coreana, che spacca in due la penisola e corre lungo il 38°parallelo. È l’area di confine più fortificata al mondo, circondata da filo spinato e trappole esplosive disposte lungo i suoi trecento chilometri in lunghezza e quattro chilometri in larghezza.

Per un trattato di pace permanente. Il villaggio scelto per attraversare la zona demilitarizzata si chiama Panmunjom, dove le truppe dei due Paesi si fronteggiano e dove fu firmato l’armistizio il 27 luglio 1953, l’unico testo che sancisce una tregua militare tra le due Coree e che prevede: la sospensione di tutte le attività militari belliche; la creazione di un’area smilitarizzata di 4 km lungo il confine tra Nord e Sud, all’altezza del 38° parallelo, che formalmente divide i due Paesi dal 1945; un meccanismo per lo scambio e il trasferimento dei prigionieri di guerra; l’impegno di entrambe le parti a non porre in essere “nessun tipo di azione ostile dall’interno o contro la zona smilitarizzata”, né entrare nelle aree controllate dalle autorità dei due Paesi; l’impegno a trasformare l’armistizio in un vero e proprio Trattato di pace. L’accordo diede vita poi alla Commissione militare per l’armistizio (Mac) e ad altre agenzie preposte al monitoraggio della tregua, che ancora si riunisce regolarmente a Panmunjom. Spesso, nel passato, i contenuti dell’armistizio sono stati sospesi da parte di uno dei contraenti. La Corea del Nord, lo ha fatto anche per protesta nei confronti delle sanzioni disposte nei suoi confronti dalla comunità internazionale.

Il sostegno dell’arcivescovo di Seul. L’iniziativa della Marcia, annunciata lo scorso 11 marzo alle Nazioni Unite, ha l’obiettivo di ottenere, a distanza di settant’anni, un trattato di pace permanente, rispetto al quale il gruppo di attiviste – attraverso una petizione lanciata on line – ha lanciato un appello al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, sud coreano, a Barack Obama e ai leader delle due Coree. Secondo quanto riferisce l’Agenzia Fides, l’iniziativa ha ricevuto l’autorizzazione da parte delle autorità della Corea del Nord e il sostegno del cardinale Andrew Yeom Soo-jung, arcivescovo di Seul. In una lettera, il cardinale ha sottolineato che “questo evento sarebbe un regalo meraviglioso per il 70esimo anniversario della separazione”, a causa di una guerra che causò circa 2 milioni di vittime tra i civili di ambo le parti e che divise il Paese in due zone – al Nord si consolidò il potere comunista di Kim il Sung, mentre al Sud si confermò un regime filoccidentale, successivamente evolutosi in democrazia – oltre a provocare il problema della separazione delle famiglie, ancora oggi irrisolto.