L’«Unità» chiude: per noi è solo un “arrivederci”

“Hanno ucciso l’Unità” (30 luglio), “L’Unità è viva” (31 luglio): questi i titoli a tutta pagina negli ultimi due giorni, ieri e oggi, sul quotidiano fondato nel 1924 da Antonio Gramsci, per decenni foglio di combattimento del più forte partito comunista occidentale. Nel panorama in crisi della stampa italiana, con 2.500 giornalisti professionisti che negli ultimi tre-quattro anni hanno perso il posto, con decine di testate piccole e medie che boccheggiano e stanno riducendo gli organici, la notizia che anche “L’Unità” sta per chiudere cade come una pesante tegola non solo sul giornalismo del nostro paese, ma sulla cultura politica, sul dibattito e il confronto delle idee.

La crisi de “L’Unità” è crisi di un’epoca. Quando il “compagno” Berlinguer si affacciava al terrazzo di via Botteghe Oscure brandendo il quotidiano di Gramsci, esultando per l’avanzata del partito falce e martello, c’era dall’altra parte una Dc che con il suo “Popolo” proponeva altri orizzonti sociali, un’altra visione del mondo. E gli altri partiti minori, a loro volta, con i loro giornali, entravano nel dibattito politico apportando idee riconoscibili, applicazioni concrete di ideologie eredi delle grandi tradizioni politiche e culturali dell’Ottocento e del Novecento.

Ora questo mondo sembra quasi essere scomparso e domina un paradigma normativo che affronta il giorno-per-giorno per bilanci sempre più a rischio, con “paletti” dell’Unione europea che bloccano quasi del tutto le libere decisioni dei parlamenti nazionali, per non parlare dei mercati finanziari globali che appaiono invincibili e che piegano anche le più forti determinazioni nazionali. Quindi eccoci a salutare, mestamente, “L’Unità” che chiude, sperando nel profondo che non si tratti di un addio, ma solo di un “arrivederci”. Qualcuno, dentro il Pd di Renzi, auspica che il partito intervenga e la rilevi, rilanciandola. L’augurio è che il giornale possa continuare, perché una voce in più nel dibattito politico oggi è quanto mai augurabile. Quindi, cara “Unità”, per noi è un arrivederci… perché in Italia ci sia ancora la voce dei lontani eredi di Gramsci accanto a quelle degli eredi delle altre grandi tradizioni, (cattolica, liberale, socialista fino ai 5 Stelle) che hanno non solo il diritto ma anche il dovere di contribuire al futuro del Paese. Persino, suo malgrado…