Ludopatia: a Rieti è un problema serio

Dopo l’evento spirituale delle “24 ore per il Signore”, l’impegno della Diocesi torna ad essere quello di incarnare l’insegnamento della Chiesa anche cercando di dare risposte ai problemi concreti.

E nell’anno dedicato alla Famiglia, l’Ufficio Diocesano per la Pastorale Sanitaria affronta di petto un dramma sociale che ne mette in difficoltà un numero crescente. Si tratta del gioco d’azzardo, un problema gravissimo e forse ancora sottovalutato, che spesso incide sulle fasce deboli, i ragazzi e gli anziani, senza però escludere padri e madri di famiglia.

Per questo, il 5 aprile si terrà un incontro formativo, sui dettagli del quale abbiamo chiesto informazioni al diacono Nazzareno Iacopini, direttore della Pastorale Sanitaria diocesana.

«In un periodo di grave crisi economica, come quello odierno – spiega Iacopini – il vizio del gioco è senz’altro più pericoloso che in passato. I comportamenti del “giocatore incallito”, possono senza dubbio sfaldare la famiglia, oppure trascinarla con sé nel baratro. La cronaca dei giornali che lo ricorda di continuo. Come Pastorale non possiamo che evitare lo sforzo di difendere uno dei valori fondanti la nostra società, la famiglia, cercando di combattere questo problema antico, che si è oramai riprodotto in una miriade di nuove forme, sempre più accattivanti, subdole e distruttive».

Come si riconosce il problema? Cos’è il gioco d’azzardo? O meglio ancora che cosa è il gioco d’azzardo patologico?

Il gioco d’azzardo patologico è una vera e propria dipendenza, del tutto equivalente a quella dalle droghe più comunemente intese. Ha ben presto attratto l’interesse della psicologia e della psichiatria, ma anche dei mezzi di comunicazione di massa, degli scrittori e dei registi, e oggi si può tranquillamente parlare in modo appropriato di ludodipendenza.

Ma il gioco in sé è una cosa negativa?

Beh, quello del gioco è un campo molto vasto. Attraverso il gioco si può costruire e scoprire se stessi. Quando è vissuto in modo sano vuol dire libertà, creatività, apprendimento di regole e ruoli. Ma quando si scivola prima nei meccanismi dell’azzardo, e poi nella dipendenza che questo genere di attività può produrre, il senso del gioco viene completamente ribaltato. Da “oasi della gioia” diviene una “gabbia del Sé”, fatta di schiavitù, ossessione, ripetitività, violenza, talvolta, anche in forme molto forti o addirittura gravissime, tanto da spingere a ferire o uccidere.

Eppure il fascino del gioco d’azzardo attraversa i secoli…

Il fatto è che un certo genere di gioco, che ha a che fare con la manipolazione di elementi aleatori legati ai numeri e ai simboli, in qualche modo si trova nella nostra stessa eredità culturale. Per certi versi ha a che fare con un mai completamente abbandonato pensiero magico-onnipotente. Una sorta di illusione di poter dominare il proprio destino che spesso spinge ad associare al gioco il rischio dei propri beni e del denaro. Ciò che affascina davvero, da secoli, è il rischio associato al “caso”. Lo provano reperti archeologici come dadi e altri oggetti. Ma gli esempi non mancano, nella storia si è scommesso su tutto: pure su combattimenti cruenti come quelli dei gladiatori.

Di certo, quanto alla scommessa, oggi non mancano le possibilità…

Infatti lo sviluppo sociale del problema del gioco d’azzardo è in parte favorita anche dalle crescenti possibilità di scelta tra una vasta gamma di tipologie di gioco, paradossalmente sempre più legalizzate. Riescono a rispondere alle simpatie di giocatori con diverse propensioni e con differenti personalità. I giocatori d’azzardo vanno dagli amanti della trasgressione da gran salone, come quella dei giochi da Casinò e delle slot-machine, agli appassionati dei videogiochi: sia online (talvolta gratuiti) che d’azzardo veri e propri. Il dominio dei sempre più diffusi videopoker, dei giochi d’azzardo popolari, come le lotterie, le varie schedine, i Gratta e Vinci è sotto gli occhi di tutti. Persino un gioco tutto sommato innocente ed episodico come la tombola è stato messo a sistema nella forma del Bingo. Un fenomeno che riesce a conquistare anche interi gruppi. Grazie al suo profondo legame con il vissuto familiare e festivo ha un fascino tutto particolare.

Di conseguenza, nonostante la gravissima crisi economica, i giocatori d’azzardo sono notevolmente aumentati creando problematiche spaventose…

Purtroppo è così. Per meglio comprendere il fenomeno ci si può rivolgere ai numeri. In Italia sono stati stimati oltre 250 mila giocatori patologici gravi. Su un totale di 19 milioni di italiani che regolarmente e settimanalmente giocano d’azzardo. Che si rivolgano alla schedina di Totocalcio, al Lotto, al Gratta e Vinci, alle corse dei cavalli, alle slot-machine, o all’universo on-line cambia poco. Ma la portata del problema si comprende solo quando si considera che ogni giocatore patologico danneggia dalle 5 alle 10 persone tra quelle che gli sono accanto. Dunque si possono contare circa 2 milioni le persone che hanno danni diretti o indiretti dal gioco problematico.

Come se ne esce?

Alla fine 2013, le situazioni problematiche gravi in cura, nei centri, sono oltre 9 mila, tra giocatori e parenti: tra i giocatori il 78% è rappresentato da uomini, mentre tra i familiari il 75% è donna. Come ufficio della Pastorale Sanitaria di Rieti abbiamo circa 270 lettere da genitori che ci chiedono aiuto per i propri figli. Oltre ai casi (in aumento ahimè) di figli che chiedono aiuto per i propri genitori affetti da ludodipendenza patologica. Poteva la nostra Chiesa di Rieti, nell’anno dedicato alla famiglia, non prendere in esame una problematica così rilevante?

Quindi qual è lo scopo del convegno?

Il compito della Pastorale della Salute è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica verso le forme gravissime, patologiche che danneggiano l’individuo e il suo nucleo familiare. La Pastorale vuole tutelare con il suo lavoro quotidiano sia i malati del corpo che dello spirito, come sono i ludodipendenti: i giocatori abituali. Nella sua lotta a tutela delle fasce più deboli della popolazione, di chi ha bisogno di supporto spirituale, cerchiamo di alleviare il dolore e le sue conseguenze con la carità cristiana che contraddistingue il nostro impegno quotidiano. Impegno che come il nostro Maestro Gesù insegna ci porta a contatto con realtà disagiate e sconosciute ai più. Ma è nostro compito primario cercare di curare e fare in modo che tutta la società, o la sua parte sana, migliore, si mobiliti a difesa di chi non ha armi verso questi nuovi mostri che contornano la nostra vita.

Chi interverrà al convegno?

Sono stati scelti dei relatori bravi e qualificati: il Dott. Luca Sabetta analizzerà nella sua relazione l’aspetto medico; Il Sostituto Commissario della Polizia di Stato Domenico Putortì, ci illustrerà le regole e truffe in ordine al nuovo fenomeno del gioco on line; il prete Don Zbigniew Formella ci chiarirà il rapporto tra dipendenza e disagio dell’adolescenza nella rete virtuale. Dopo le relazioni e la discussione concluderà i lavori il Dott. Tommaso Cosentini, Presidente dell’associazione medici cattolici di Rieti.