«L’Ora è fuggita», considerazioni a margine del Meeting dei Giovani

Se la vita fosse come una raccolta di figurine, vi assicuro, sarebbe tutto molto più semplice. Qualche sistema per completare l’album lo si troverebbe sempre. Ricordo da bambino, quando durante l’intervallo della scuola, nell’angolo del cortile, mi ritrovavo con un compagno con le mani ingolfate di figurine. Con agilità e maestria che sembravano innata, il compagno di turno, faceva passare da una mano all’altra decine e decine di figurine. «Ce l’ho, ce l’ho, ce l’ho …» e la litania sembrava accelerare il movimento già fin troppo fluido. «Mi manca!». All’improvviso il flusso si fermava e come per magia la figurina restata a mezz’aria, perché detta diversamente dalle altre e finiva con soddisfazione tra le mie mani. Se ero fortunato nei pochi minuti dell’intervallo potevo far incetta di tante figurine da appiccicare all’album una volta tornato a casa.

Certo lo scambio non era gratis. A volte per avere una figurina mancante se valutata rara, dovevo sborsare quattro o cinque dei miei doppioni per assicurarmi la buona riuscita del baratto. Purtroppo la vita, che pur tanto assomiglia all’arte del collezionismo, non è come la raccolta delle figurine Panini. E questo, Ahimè, non l’ho capito fin da subito. La vita, questa affascinante e misteriosa risorsa, non è solo il sovrapporsi di istanti, giorni, mesi, anni. Non è solo un tempo che si ammucchia sopra un altro. Il kronos che scorre e che pian piano ti appesantisce le spalle e ti solca il viso, pesa solo del vuoto della sua insignificanza, ed è il suo nulla che ti «annulla» il volto, dandoti altre sembianze. Al termine del percorso di una esistenza si ha l’impressione di essere carichi di anni, ma in verità il tempo ci ha solo sfiorato, facendo muovere solo le lancette dell’orologio biologico che ciascuno porta in sé.

Il kronos, è tempo svenduto, è sottocosto, è tempo per i giorni dei saldi; è un tempo che solo pochi giorni prima avresti pagato un occhio della testa, e qualche giorno dopo te lo trovi svalutato e ammiccante dietro le vetrine dell’esistenza. La vita invece è tessuta da tanti piccoli Kairoi , tempi opportuni, speciali, tempi unici, irripetibili, tempi qualificati. Sono tempi imprevedibili, e gratuiti, ma proprio perché tali sono fugaci. Sono tempi brevi, un musicista direbbe sincopati. Il kairos non ama starsene a bivaccare per ore all’incrocio delle strade per far incetta anche dei più distratti e degli eterni ritardatari.

Se mi guardo indietro, trovo che mi sono lasciato dietro le spalle tante occasioni perse e con rammarico, ora posso solo pensare cosa sarebbe potuta essere la mia vita se almeno una di quelle occasioni fosse stata colta. È più probabile che non riesco neppure ad immaginare ciò di cui mi sono privato. Forse su quell’autobus perso avrei incontrato la donna della mia vita, quella che il kairos portava con sé, e invece, poi ogni storia d’amore è stata solo un ripiego. Forse aver mancato quell’appuntamento mi ha impedito di dare una svolta significativa alla mia vita: tutto il resto è stato solo un doversi accontentare.

Il fatto è che il kairos è un tempo abitato da una pienezza che ti viene incontro. Ma devi farti trovare all’appuntamento. Il kairos, non ti viene a cercare, semplicemente accade e ti ci devi trovare accanto. Il kairos sboccia all’improvviso, se vuoi coglierne il fiore, devi esserci. Mi ritengo fortunato, perché in certe occasioni della vita, quando il tempo si faceva propizio e magari non lo sapevo neppure, io c’ero, ed è stata una svolta, imprevista e benedetta. Dio mi ha visitato e l’orizzonte è mutato, gli spazi si sono dilatati, una indicibile soavità mi ha fatto prendere il volo.

Dire che la vita è fatta di opportunità, o che certe opportunità cambiano la vita, è dire qualcosa di scontato, quasi una banalità. Eppure è proprio così. Da giovane prete, quando lavoravo in oratorio, era per me una strategia educativa offrire ai ragazzi quante più occasioni possibili, le più diverse, a volte le più impensate. Per molti un’occasione, una testimonianza, un incontro, sono divenuti il kairos che gli ha cambiato la vita… quanti volti, quante vicende mi tornano in mente, e quante memorie di vite piene mi porto nel cuore.

Il Meeting dei giovani della nostra diocesi, è giunto alla sua terza edizione. In questi anni ha coinvolto tanti giovani venuti anche da lontano. Molti però sono rimasti ai margini, si sono accontentati di guardare da lontano, molti forse non l’hanno neppure saputo. «È L’Ora», incisivamente pungolava il tema di quest’anno. È stata l’Ora opportuna per tutti coloro che vi hanno preso parte? Certo che no, sarebbe assurdo pensarlo. Eppure in ognuno qualcosa è rimasto, a sentirne le risonanza!

Ma è altrettanto certo che, per chi non c’era, «l‘Ora è fuggita», l’occasione persa! Questo mi fa interrogare come prete. Non dovrei forse essere l’uomo delle occasioni offerte, delle opportunità donate, del kairos «costretto» ad accadere? Il prete non è forse quell’uomo le cui parole e i cui gesti, per grazia di Dio, si mutano in eventi che sono occasioni di Grazia. Questa deve essere la sua caratteristica non solo quando indossa una stola e siede in presbiterio o in confessionale. Come prete mi sento in dovere di offrire kairoi in modo opportuno e inopportuno. Ogni occasione è buona. O sono un prete che permette l’incontro, che fa accadere la grazia, o non sono. E la grazia accade dove vuole Lei, non dove decido io. Eppure posso farmene strumento, forse mio malgrado!

Non posso essere il prete delle occasioni buttate al vento, e i miei parrocchiani non possono essere cristiani dalle occasioni perse. Davvero tutto è Grazia, ma è necessario trovarsi nel tempo e nello spazio del suo accadere.