Lazzaro You: Moon Jae-in, una speranza di pace per la Corea e il mondo

La Corea del Sud volta pagina e sceglie la strada del dialogo e della riconciliazione. È stato eletto il 9 maggio il 19° presidente della Repubblica di Corea. È Moon Jae-in: avvocato e difensore dei diritti umani, è un cattolico praticante e il suo nome di battesimo è Timoteo. Intervista al vescovo di Daejeon monsignor Lazzaro You Heung-sik

L’uomo giusto al momento giusto. I vescovi coreani esultano per l’elezione il 9 maggio di Moon Jae-in. È il 19° presidente della Repubblica di Corea. Le elezioni presidenziali si sono svolte anticipatamente dopo che la presidente Park Geun-hye è stata accusata di corruzione e deposta in marzo con una procedura di impeachment.

“Sono tanto contento perché adesso la Corea può finalmente voltare pagina e iniziare una nuova storia”, dice dalla diocesi di Daejeon il vescovo Lazzaro You Heung-sik. La Corea – aggiunge – esce da un periodo di impasse, “senza un presidente e senza una democrazia”. Una situazione che è sprofondata lo scorso anno con lo scandalo di corruzione e giri di favori e mazzette che ha coinvolto non solo la ex presidente Park Geun-hye ma anche i colossi delle maggiori case industriali del Paese, come Samsung, Hyundai, SK, Lotte.

Con la elezione di Moon, “il popolo ha detto basta

ed ha votato per mettere una parola fine al passato e avviare processi in grado di generare nuova democrazia, nuova giustizia, ma soprattutto cambiamento”.

Anche sul fronte dei rapporti con la Corea del Nord, la sua nomina lascia sperare. “Negli ultimi anni – racconta monsignor You, che è anche presidente della Commissione giustizia e pace – i rapporti tra le due Coree sono crollati. Adesso bisogna ritrovare nuovo dialogo e nuovo rapporto, capire come convivere insieme nella pace”.

Fanno sperare le primissime dichiarazioni rilasciate dal neo-presidente riguardo ai rapporti sia con Washington sia con Pyongyang dopo giorni di continue sfide lanciate da entrambe le parti che hanno tenuto il mondo con il fiato sospeso. “Se fosse necessario volerei a Washington immediatamente”, ha detto Moon. Ma “anche a Pechino e Tokyo”. E per rilanciare il dialogo necessario a fermare la minaccia nucleare, il neo presidente si è detto disponibile anche ad andare a Pyongyang “nelle giuste circostanze”, confermando così la sua intenzione di essere un uomo della distensione.

Sono dichiarazioni “importanti”, commenta il vescovo di Daejeon. “È fondamentale che la Corea del Sud non sia un Paese che generi una nuova tensione ma svolga un ruolo di riconciliazione anche nel campo internazionale, contribuendo a costruire ponti di pace nella regione asiatica e nel mondo”.

Avvocato e difensore dei diritti umani, Moon Jae-in è un cattolico praticante e il suo nome di battesimo è Timoteo.

Il vescovo Lazzaro ricorda che il primo presidente cattolico nella storia della Corea del Sud è stato Kim Dae-jung. Nel 2000 vinse il Premio Nobel per la pace proprio “per il suo impegno nella ricerca della democrazia e dei diritti umani nel suo Paese e nell’intera area del sud-est asiatico e, in particolare, per i tentativi di riappacificazione con la Corea del Nord”.

Il neo presidente Moon “ha un buon rapporto con i vescovi”, conferma mons. You. “E con lui abbiamo insistito sull’importanza di lavorare per il bene comune, di mettere in pratica i principi della dottrina sociale della Chiesa cattolica”. Come presidente non solo della Commissione giustizia e pace, ma anche di un Comitato per l’abolizione della pena di morte, a cui aderiscono anche tutte le religioni del Paese, il vescovo You gli ha personalmente chiesto di impegnarsi per abolire questa pratica.

“E lui mi ha risposto che era disponibile”.

In Corea del Sud – ricorda il vescovo – è in atto una moratoria non ufficiale sulla pena capitale dal febbraio del 1998, quando salì al potere il defunto presidente Kim Dae-jung, egli stesso condannato al patibolo nel 1980 durante gli anni del regime e poi graziato.

Sulle priorità che ora attendono il nuovo presidente per ridare nuovo slancio al paese, il vescovo risponde: “Lo Spirito Santo unisce, il Male divide. La Corea è un Paese diviso, sia al suo interno sia rispetto alla Corea del Nord. Il nuovo presidente dovrà essere, e lo è, un uomo aperto, disponibile a lavorare con tutti, capace di creare un clima di fiducia e di dialogo con tutte le componenti del Paese. Stessa attitudine è chiesta con la Corea del Nord. Bisogna aprire strade nuove, intraprendere vie di dialogo e di riconciliazione, trovare nuove soluzioni per convivere nella pace”.