“Quelli che aspettavano la consolazione d’Israele”

Prima della nascita di Gesù, esistevano, in Israele, quattro raggruppamenti, o partiti, a sfondo politico-religioso. I Sadducei rappresentavano l’aristocrazia del paese e impersonavano quella che , in termini moderni, si direbbe la tendenza liberale e razionalista in fatto di religione. I Farisei, all’opposto, facevano dipendere la salvezza dall’esatta e puntigliosa osservanza della Legge di Mosè; il loro nome significa “separati” dal resto del popolo, considerato “gente che non conosce la Legge e maledetta!” (cf Gv 7,49). Il terzo raggruppamento era quello degli Esseni, una specie di élite spirituale chiusa; consideravano se stessi i soli salvati e i soli salvabili, l’unico vero Israele. Infine c’era quella che Giuseppe Flavio chiama “la quarta scuola”, ed era il partito degli Zeloti. La loro sollevazione armata contro Roma portò, nel 67 d.C., alla catastrofe e alla distruzione di Gerusalemme.

Se leggiamo il Vangelo, scopriamo accanto a queste quattro categorie ricordate, l’esistenza di un’altra categoria di persone, non registrata dagli storici e dagli annali del tempo, non costituita in gruppo o partito, ma che pure è quella che ha inciso di più nella storia. Sono persone diverse. Diverse dentro, nello spirito. Sono i pii e i timorati di Dio “che aspettavano la consolazione e la redenzione di Israele” (cf Lc 2,25.38). Sono i protagonisti umili e commoventi dei “Vangeli dell’infanzia” che danno ai racconti di Luca e Matteo quel fascino e quell’aria di semplicità e di entusiasmo che conosciamo. Un mondo silenzioso e umile che ora viene alla ribalta della storia, non tanto perché essi vengono alla luce, quanto perché la Luce è venuta su di essi. Sono Zaccaria ed Elisabetta, genitori di Giovanni Battista il Precursore, Simeone ed Anna, i Magi, e principalmente Maria e Giuseppe. Dietro di essi c’è la folla anonima che entra in contatto con loro, come i parenti che vengono a rallegrarsi con Zaccaria ed Elisabetta, i pastori, e tutti coloro ai quali Simeone e la profetessa Anna parlano del bambino Gesù. Maria guida il coro di questi pii e umili di cuore. “Essa – dice un testo del Vaticano II – primeggia tra gli umili e poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da Lui la salvezza” (Lumen Gentium 55).

Questi personaggi vivono “nello Spirito”. Sono sensibili e docili allo Spirito, come le foglie al vento. Lo sappiamo e lo possiamo affermare con sicurezza perché conosciamo il loro modo di pregare. Il Vangelo dell’Infanzia è pieno delle loro preghiere: il Magnificat (“L’anima mia magnifica il Signore”), il Benedictus (“Benedetto il Signore, Dio d’Israele”), il Nunc dimittis (“Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace”), senza contare le preghiere indirette, come quelle dei pastori, che tornarono “glorificando e lodando Dio” (Lc 2,20).

(da: I misteri di Cristo nella vita della Chiesa)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.