L’aumento esponenziale dei distributori privati di acqua sul territorio reatino

Abbiamo assistito, anche di recente, a battaglie contro la privatizzazione dell’acqua. Legittimo contestare questi proposti, ci mancherebbe. Ma negli ultimi anni, proprio sul nostro territorio (ora si cominciano a vedere anche dentro la città di Rieti) sono spuntati come funghi i distributori privati di acqua.

Cosa fanno questi ultimi in concreto? Prendono l’acqua dai nostri acquedotti (i comuni se non sbaglio, gli versano anche dei soldi per questo appalto) e poi se la rivendono. Questa non è una privatizzazione?

Tutte quelle levate di scudi, ed ora non si vede più una persona che chiami le cose con il suo vero nome. Quelle viste qualche tempo fa, sono state ahimé solo battaglie ideologiche, e quindi come tali, finte. Quanto accaduto sul nostro territorio è passato come un servizio indispensabile.

La ditta che ha installato questi distributori è reatina, e nessuno si azzarda a dire due parole sul loro operato. Potrebbero zittire i cittadini a colpi di legale, ogni volta che si sentono minacciati. Gli amministratori sono tutti allineati e corretti con queste decisioni.

Si fanno i soldi con la nostra acqua, li si pagano pure, e tutto tace. Siamo un popolo patetico, e come tale dobbiamo continuare a far ridere tutti. Almeno una cortesia però: gli amministratori e i demagoghi di turno, la smettano di riempirsi la bocca con frasi «per il bene della popolazione».

 

One thought on “L’aumento esponenziale dei distributori privati di acqua sul territorio reatino”

  1. Luigi

    Io capisco che avete tante pagine da riempire e fa figo pubblicare “articoli dei lettori” ma non vogliamo dare una letta e una pensata a quello che arriva in pagina? Se un lettore scrive un articolo dicendo che è stufo di vedere undici ragazzoni in maglietta colorata che corrono dietro un pallone invece di comprarsi un pallone per uno, che si fa? Mettiamo la lettera nella pagina dei commenti calcistici?
    Cosa capisce di economia questo economista fai da te? I distributori vendono “la nostra acqua” (la nostra acqua, non so se mi spiego! ), fra un po’ verrà a dirci che gli ortolani prendono “la nostra terra” perché in fondo le patate e le carote non sono altro che quello, e poi ce la rivendono, e si azzardano pure a chiedere soldi in cambio, speriamo non si accorga che con pochi chicchi del “nostro grano” messi nella nostra terra si fa quel po’ di farina che, sottoforma di spaghetti o di fettuccina, i criminali ristoratori osano vendere a decine di euro!
    Chi spiegherà a questo Galbraith di quartiere che quel che si compra non è mai il bene ma il valore aggiunto che fa si che il bene stia nel posto dove mi serve e nella forma in cui mi serve? L’acqua non è per nulla nostra, visto che perché noi si possa averla ci vuole il lavoro di una azienda (che essendo per metà comunale, magari al signor Iacuitto sembrerà “mezza sua”), azienda che peraltro la fa pagare prezzi molto alti rispetto alle medie, e ha un costo, e quindi un valore, per ogni altra trasformazione che subisce.
    Se i distributori “aumentano esponenzialmente” (e magari aumentassero esponenzialmente tutti gli altri esercizi, invece di concentrarsi e diminuire, come fanno) questo non dipende da un complotto della CIA, ma dal fatto che la gente apprezza e richiede quel prodotto, al punto che è contenta di pagarlo, e quelli che non apprezzano possono sempre bere l’acqua “pubblica” del proprio rubinetto, come faccio io, o quelle schifezze in bottiglia di cui rigurgitano gli scaffali dei supermercati, roba che naturalmente, secondo la logica dell’articolo è stata “rubata” ai cittadini di Fiuggi, di San Pellegrino e di Sangemini…

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