L’amara consapevolezza delle storie di Ascanio Celestini

«Spesso nelle barzellette accade ciò che vediamo nelle vecchie comiche: ridiamo per l’uomo grasso che scivola sulla buccia di banana, ma se quell’uomo siamo noi non ci troviamo niente da ridere».

È un po’ questa la chiave della scrittura di Ascanio Celestini, delle storie che ha raccontato al folto pubblico presente il 2 agosto in piazza san Francesco in occasione dell’edizione 2015 di “Arte Bellezza Cultura lungo il Cammino di Francesco”.

Monologhi caratterizzati da paradossi, da vite che si inceppano nelle faccende della politica, dei sentimenti, dei ricordi.

Quelle di Celestini sono storielle che fanno ridere, ma amaramente, e che fanno anche pensare, perché sempre capaci di evocare nello spettatore immagini personali, riferimenti al proprio vissuto, ai propri desideri, alle proprie speranze, ai propri fallimenti e alla proprie delusioni.

Fanno arrabbiare le storie di Ascanio Celestini, fanno arrabbiare soprattutto con se stessi, perché sono capaci di cogliere le contraddizioni di ognuno, riuscendo insieme a parlare dei nodi irrisolti del Paese. E nel richiamare più volte con l’applauso il narratore sui gradini della chiesa di San Francesco il pubblico è sembrato voler ringraziare l’attore del dono di quest’amara consapevolezza.