L’altro Padre Pio

È quello di Luigi Ferraiuolo, nel libro scaturito dal programma di Tv2000

“Era fede, era dentro un rude involucro il senso negato alle menti superbe”.

Forse questa frase, tratta da “Il Santo” di Antonio Fogazzaro, è la sintesi più adatta di “Da Pietrelcina. L’altro Padre Pio” (La fontana di Siloe, 193 pagine), di Luigi Ferraiuolo, libro scaturito dalla preparazione dell’omonimo programma di Tv2000 andato in onda lo scorso anno. Quelle parole servono a chiarire un elemento fondamentale non solo del percorso umano di Padre Pio ma di gran parte delle storie di santi e beati dalle origini del cristianesimo ad oggi: l’abbandono delle finezze intellettuali e la ricerca di Dio attraverso la preghiera. Il Padre Pio di cui si parla qui non è privo di senso dell’umorismo e di una certa finezza introspettiva, si tiene informato sui fatti del mondo attraverso la lettura dei quotidiani e non appare lo scontroso e ombroso frate di tanta letteratura popolare – e non solo popolare -. Ferraiuolo, come d’altronde altri biografi, attribuisce le ruvidezze alla necessità di proteggersi dalla pressione mediatica e di impartire, nei modi a lui familiari, lezioni di vita a chi gliele chiedeva.

Abbiamo parlato di altri biografi di Padre Pio, perché in realtà, come nota lo stesso autore, “finora sono stati scritti circa tremila volumi sul santo di Pietrelcina e ogni anno vengono pubblicati almeno venti nuovi titoli non solo in italiano, senza considerare trasmissioni televisive, film o sceneggiati”.

Esistendo già numerose biografie del santo, Ferraiuolo evita di aggiungerne un’altra e punta su un elemento particolare, vale a dire il periodo vissuto nella natìa Pietrelcina prima del definitivo ritiro nel convento di San Giovanni Rotondo, passato per molti versi sotto silenzio, mentre in realtà in quegli anni sono accaduti fatti molto importanti per capire davvero Padre Pio: gli affetti, la famiglia, la realtà nella quale si è formato ed ha forgiato il suo carattere, le abitudini giovanili e soprattutto le prime stimmate e le battaglie contro il demonio. Perché Ferraiuolo precisa che le stimmate “sono arrivate a Pietrelcina ma si sono manifestate ‘in forma permanente e con fuoriuscita di sangue’ solo nel convento di San Giovanni Rotondo”. Padre Eusebio Notte, uno dei pochi ad aver personalmente visto la ferita sul costato, la descrisse in “forma quasi di una croce”. I primi segni della Passione di Cristo quindi arrivano al giovane frate (era nato nel 1887 ed era stato ordinato il 10 agosto del 1910) proprio il mese dopo la sua ordinazione, sotto un olmo in un campo di proprietà del padre: la vicenda sarà resa nota solo nel 1918.

Per Ferraiuolo Pietrelcina è quindi il “luogo dell’anima”, non solo perché qui è maturata la vocazione del frate proclamato santo nel 2002, ma perché essa rispecchia in pieno il carattere del suo figlio diletto, desideroso di restare nell’ombra per pregare, soprattutto per gli altri. E’ questo parallelo il punto più suggestivo del libro, parallelo un po’ penalizzante per l’altro luogo, quello in cui la fama di Padre Pio si è dispiegata pienamente, San Giovanni Rotondo, che sarebbe eccessivamente sottoposto alla pressione mediatica e all’impatto delle migliaia di pellegrini che l’affollano in ogni stagione.

Il resto del volume illustra i rapporti di san Pio con il mondo dei vip e con quello della politica, evidenziando come tra le persone colpite dalla sua figura non ci fossero solo credenti, ma anche atei, scettici, militanti di destra estrema e di sinistra. La conclusione è anche l’apertura di un discorso nuovo: poiché i media hanno costruito ognuno un Padre Pio a proprio uso e consumo, come afferma Emma Fattorini per l’Enciclopedia Italiana, noi “non sappiamo chi fosse veramente Padre Pio, non solo di cosa fosse icona, ma chi fosse proprio lui, in carne, ossa e sentimenti”. Il vero Padre Pio era quello fuori dagli schemi precostituiti, quello che mentre il mondo lo faceva oggetto di culto, rimaneva in obbedienza nella sua cella a pregare e ad aiutare la gente.