L’alto numero di divorzi riguarda la Chiesa?

I divorzi sono drasticamente in crescita e questo è un dato ormai certo. Vari studi sono stati condotti in questi anni, a partire dagli anni Sessanta, cercando di analizzare questa tendenza diffusa al divorzio.

Il risultato è stato che metà dei matrimoni contratti entro la metà degli anni Sessanta sono finiti con il divorzio ed il 64% dei matrimoni contratti in tempi più recenti hanno avuto lo stesso identico esito. Ad oggi, non esiste alcuna prova che dimostri che i matrimoni dei cattolici abbiano un tasso numerico inferiore rispetto a quello dei non cattolici.

Ma non solo. Circa la metà dei bambini vivono in famiglie unigenitoriali, è questo, in primo luogo, a causa del divorzio. Sempre più spesso accade che ex coniugi diventino anche ex genitori. Questa situazione ha anche risvolti negativi proprio sui figli ed a diversi livelli: da quello economico, a quello comportamentale o ancora a quello scolastico e psicologico.

L’Università di Harvard, negli anni Novanta, condusse una ricerca proprio sui figli di genitori divorziati, riscontrando quanto segue: oltre la metà di questi minori hanno affrontato un problema riguardante l’abitazione; il 55% perdevano l’accesso ai controlli medici; il 26% erano lasciati senza sorveglianza quando la madre andava a lavoro. Spesso, inoltre, i bambini perdevano entrambi i genitori: uno li abbandonava e l’altro era spesso assente per svolgere numerosi lavori e poter provvedere ai loro bisogni di sussistenza primaria.

Anche qualora ci si risposi – e questo accade nella maggior parte dei casi – il nuovo matrimonio non può e non potrà in alcun modo riproporre e/o restituire l’unità persa della famiglia.

Il matrimonio è il fondamento di ogni sana società, ovviamente compresa quella ecclesiastica. La Chiesa definisce la famiglia “Chiesa domestica”.

La famiglia rappresenta il contesto in cui gli sposi vivono la loro vocazione di amore coniugale e di assistenza reciproca e dove i bambini sono educati, amati e istruiti nella fede.

Appare evidente, dunque, che questo alto numero di divorzi e gli effetti che provocano sui bambini e sugli stessi adulti sono fattore di primaria preoccupazione per la Chiesa.

One thought on “L’alto numero di divorzi riguarda la Chiesa?”

  1. Maria Laura Petrongari

    Occorre affrontare il tema anzi il problema dei bambini che si trovano genitori separati e vengono avviati ad accettare le cosi dette famiglie allargate…… Così ci sono bambini che dicono di avere due paà e due mamme!!!! Ci sono fanciulli che si ritrovano in casa un estraneo/a che convive con la propria mamma o il proprio papà. Mettere chiarezza su questa situazione è un dovere sia dello stato civile e ancora di più della comunità cristiana nella quale purtroppo si contano tanti divorzi e separazioni. Vogliamo dire qualcosa dentro le nostre Chiese e nelle catechesi per adulti? Io ripropongo fino allo sfinimento l’esigenza della cultura della prevenzione che se è più impegnativa per tutti tuttavia regala positivi traguardi a lungo termine e costringe tutti, ciascuno per la propria parte, a mettere un pò di sè , della propria esperienza, della propria formazione e del proprio impegno per una causa comune che è quella di una società più pacifica e pertanto più prospera di bene con maggiore tutela dei soggetti più esposti che sono sempre i bambini, gli adolescenti ed anche tante donne che si ritrovano per gli abbandoni dei coniugi sole ed esposte. Anche il problema dei padri ex mariti, soli ed impoveriti spesso senza neppure più la casa va affrontato. Le relazioni extraconiugali sono dilaganti e la cultura dominante tende ad imporle come modello di costume per nulla scandaloso cioè non riprovevole. Così si va alla deriva. La Chiesa almeno deve affrontare la formazione delle persone sin da giovanissime perchè le coscienze non possono essere abbandonate a se stesse per poi lamentarsi delle conseguenze.
    Maria Laura Petrongari

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