La traccia di Cristo

Con Pier Giuseppe Accornero in “Sindone. Storia scienza culto attualità”

“Ho fatto un lavoro soltanto scientifico e per nulla clericale. (…) Considero Cristo un personaggio storico e non vedo perché ci si dovrebbe scandalizzare che esista una traccia della sua esistenza. Se si fosse trattato di un personaggio qualsiasi, Achille o un faraone, nessuno avrebbe obiettato”.

E’ il 1902: il biologo – che si definisce agnostico – Yves Delage, docente di anatomia e fisiologia comparate alla Sorbona, membro dell’Accademia delle Scienze di Parigi, viene messo “in punizione” dalla comunità scientifica perché afferma che lo studio scientifico della Sindone esclude che sia una copia medioevale. Non a caso il suo studio nel quale afferma l’impossibilità che la Sindone sia un falso e che quella è l’immagine “storica” del Cristo, viene rifiutato dalla prestigiosa collana degli Atti dell’Accademia delle scienze e “dirottato” sulla Revue scientifique. La comunità illuminata degli scienziati, dei figli di un certo scientismo e di una certa visione dell’illuminismo, non poteva tollerare una simile verità.

La geniale comparazione con Achille o con un faraone da parte di Delage tocca il cuore della faccenda: certe verità non debbono essere rivelate. Queste ed altre vicende legate alla Sindone sono ora raccontate da un vero esperto del campo, Pier Giuseppe Accornero (che fu incaricato dal cardinale Pellegrino di seguire i lavori degli esperti sulla conservazione del tessuto nel 1969) in “Sindone. Storia scienza culto attualità” (Paoline, 240 pagine), un libro che ci permette di guardare a questo mistero da una posizione privilegiata, perché i dati qui riportati hanno una funzione comparativistica: mettono in un medesimo colpo d’occhio le origini e la storia, gli eventi con cui quella storia si è intrecciata, le analisi più o meno scientifiche che si sono succedute, i danni, gli incendi, le reazioni del mondo alla presenza di una “reliquia” che ci è stata affidata dalla storia ma anche dalla fede. È vero infatti, come chiarisce l’autore, che sulla sacra Sindone la Chiesa non ha preso una posizione definitiva, e quindi ha mostrato di essere molto prudente, ascoltando anche i pareri di esperti di diverse convinzioni, ma è anche vero che le speculazioni ci sono state anche e soprattutto da parte di chi non crede alla sua autenticità: che essa cioè non sia stato il telo in cui fu avvolto il corpo di Cristo dopo la crocifissione. È il caso della tanto contestata analisi al carbonio 14 del 1988 che avrebbe, il condizionale è d’obbligo, rivelato la datazione medioevale della Sindone.

Per Accornero è stata una trappola, perché non sono stati rispettati i parametri e gli accordi, perché sono stati associati personaggi che erano ostili alla autenticità (e esclusi i favorevoli) e perché c’erano già stati errori – di mille anni! – in precedenti datazioni, che non tenevano conto della contaminazione di materiale estraneo accumulatosi più recentemente. Lo stesso inventore del C14, Libby, aveva sconsigliato a suo tempo l’uso della sua creatura per datare un reperto così complesso e contaminato, anche perché i prelievi, come afferma Accornero, erano stati fatti solo da una parte del lenzuolo, e guarda caso quella più contaminata.

La teoria del “falso” medioevale presupporrebbe degli elementi che sanno più di fantascienza che di storia e di reale conoscenza delle tecniche pittoriche di allora: il pittore-falsificatore avrebbe saputo, nel XIV secolo, dipingere in negativo per far apparire poi il positivo padroneggiando il procedimento fotografico mezzo millennio prima della sua scoperta.

Libro affascinante, questo, perché ci fa partecipare a un mistero che dura dalla scoperta che la Sindone si trovava in Europa, precisamente in Francia nel 1253 con la sua consegna ai canonici di Lirey da parte del conte Goffredo de Charny. Accornero ci permette di calarci per un attimo in una storia davvero intricata, grazie ad una documentazione e ad una precisione che rivelano l’onestà di chi, pur credendo all’autenticità, riporta i nudi fatti rispettando le altre convinzioni.