La porta del nostro cuore e le porte della Chiesa

Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Ap 3,20)

Il messaggio biblico è di una attualità straordinaria. C’è stato chi, alla caduta delle dittature storiche, aveva ingenuamente creduto e scritto che era arrivata la fine della storia, che il trionfo della democrazia avrebbe, ormai, chiuso definitivamente il ciclo dei grandi sconvolgimenti e che la storia avrebbe proseguito il suo corso senza più grandi scosse, senza appunto ormai più “storia”. Ma una tale tesi è stata subito pietosamente smentita dagli eventi “storici”.

In questa situazione, anche in noi si affaccia la grande, accorata domanda del profeta: “Signore, fino a quando… Tu dagli occhi così puri che non puoi vedere il male! (cf Ab 1,13). Come mai tanta violenza, tanti corpi umani scheletriti dalla fame, tanta crudeltà nel mondo, senza che tu intervenga?” La risposta di Dio è ancora la stessa: Soccombe e si scandalizza chi non ha il cuore retto con Dio, mentre il giusto vivrà di fede, troverà la risposta nella sua fede.

La fede è l’arma della Chiesa, la certezza della Chiesa. È essa che deve sorreggere tutto il resto, compresi i suoi sforzi per rendere meno aspro il cammino dell’umanità nella storia, intervenendo direttamente in essa, compresa dunque la sua azione diplomatica e politica. I veri progressi della Chiesa sono i progressi nella fede. La Chiesa è stata fondata su un atto di fede e continua a reggersi sulla fede. S. Agostino parafrasa così la parola di Gesù: “È proprio perché hai detto: ‘Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente’, che io edificherò la mia Chiesa”. La roccia è la fede di Pietro. Il primato di Pietro è un primato di fede. Pietro ha davvero aperto la porta a Cristo, accogliendolo per quello che egli è in verità: il Figlio di Dio vivente. Il compito che Gesù gli assegna, una volta ravveduto, è quello di confermare nella fede i suoi fratelli (cf Lc 22,31-32).

Di qui l’importanza enorme che intorno alla cattedra di Pietro tutto parli di fede, che la fede sia quasi l’aria che si respira nei dicasteri, nei viaggi, nelle riunioni varie, nelle curie degli ordini religiosi. Roma deve essere “caput fidei”, capitale della fede, non solo nel senso della retta fede, dell’ortodossia, ma anche nel senso dell’intensità e della radicalità del credere. Di quella fede per cui si crede che “Nulla è impossibile a Dio” e che “tutto è possibile a chi crede” (Lc 1,37; Mc 9,23). La fede che opera meraviglie e che sposta le montagne. Qualunque sia l’interpretazione del detto paolino: “Tutto ciò che non viene dalla coscienza (o dalla fede) è peccato” (Rm 14, 23), esso si applica certamente alla lettera per la Chiesa: tutto ciò che in essa non è ispirato dalla fede è peccato.

(da: Preparate le vie del Signore)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.