La logica del Regno: se è piccolo è meglio (Mc 4,30-34)

Leggi e rileggi

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Medita e rifletti

Solo passeggiando immersi nei boschi, si ha la possibilità di vedere come può essere, al suo inizio, un grande albero. Il sottobosco spesso è ammantato di un sottile velo di verde tenerissimo: non sono fili d’erba, ma le prime timide foglie di ciò che un giorno sarà una foresta di svettanti, robusti e preziosi alberi di alto fusto.

Ciò che sembra insignificante custodisce in sè un’enorme ricchezza, ciò che valutiamo di poco conto ha un futuro di grandezza. Anche nella storia della salvezza, sarà il piccolo “resto” del popolo d’Israele ad essere destinato a divenire una moltitudine immensa. Dio è il custode dei “piccoli”, è il loro futuro. Dio protegge “l’insignificante” e gli dona incremento. Dio coltiva ciò che non ha nessun credito e lo fa maturare. Dio raccoglie ogni pietra scartata e la costituisce testata d’angolo. Dio guarda “l’umiltà della sua serva” esclamò stupefatta la vergine di Nazaret. Dio innalza gli umili!

È una scelta, uno stile, una strategia; è un progetto.

Quanto diversi i nostri criteri: solo ciò che è vistoso e appariscente ci appaga; solo ciò che è consolidato ci dà sicurezza. Riusciamo a scommettere solo su ciò che è significativo. Ricerchiamo l’uomo forte, il leader, le grandi masse. E’ il tempo delle multinazionali, delle grosse imprese, dei centri commerciali, delle grandi potenze; chi è solo, piccolo, è destinato ad essere fagocitato. Non ha futuro. Ci sentiamo forti della nostra forza, dobbiamo far sfoggio del nostro potere, occorre stupire e impressionare, dare visibilità, per rincorrere il successo, perché “anche l’occhio vuole la sua parte”. Ciascuno è valutato in relazione a dei mezzi di cui dispone. Non daremmo un soldo bucato ad un sognatore circondato da dodici seguaci, e men che meno, saremmo disposti a scommettere su di lui. Così va il mondo!

Il regno di Dio, invece, corre su un altro binario, persegue una logica del tutto diversa, poggia su un’unica grandezza, quella di Dio. I figli del regno sanno che Dio sceglie “ciò che nel mondo è stoltezza per confondere i sapienti”, sceglie “ciò che nel mondo è debolezza per confondere i forti” (1 Cor. 1,27). Contro ogni logica umana, i figli del regno continueranno a seminare e a coltivare piccoli granelli di senapa, sui cui rami i figli del mondo, un giorno, se lo vorranno, potranno trovare riparo.

  • So riconoscere che Dio è il custode del segreto di una vita non ancora svelata, anche di quella piccola e indifesa?
  • So far mia la logica tutta divina che predilige ciò che è piccolo e insignificante, dando importanza e custodendo con amore ciò che è fragile, debole e per sua natura non si impone, lavorando con pazienza perché possa crescere e svilupparsi?
  • So vivere nell’umiltà, nel nascondimento, oppure desidero apparire, essere considerato, stimato un “grande”?

Prega

O Dio che ti prendi cura anche dei passeri del cielo, e conti i capelli del capo di ogni uomo, aiutami a non disprezzare nulla solo a ragione della sua piccolezza e dell’umana insignificanza. Disponi il mio cuore a dare il giusto valore a ciò che ai tuoi occhi è grande e meritevole di ricevere incremento. Che io non mi risparmi, nella pazienza e nella speranza, a coltivare con passione ciò che oggi può essere guardato con indifferenza, ma che un giorno potrà divenire motivo di consolazione per molti.

Agisci

Vorrò iniziare a mutare la mia vita, partendo dalle piccole cose quotidiane, da ciò che sembra non avere importanza ed è trascurato, nella consapevolezza che sarà proprio da queste cose che potrà realizzarsi il prodigio.