La Chiesa ci parli dell’amore

Si terrà l’11 aprile l’incontro formativo promosso dall’Ufficio per la Pastorale della Salute della diocesi di Rieti sui temi del sesso, della sessualità e dell’identità di genere.

Quando inizia la primavera, si risvegliano le forze vitali nella natura. L’uomo che ne fa parte, guarda al Creatore con gratitudine per il dono della vita e dell’amore. All’uomo contemporaneo quasi sfugge che, sia uno che l’altro, ci vengono donati tramite la famiglia. L’amore, che sta alla base della famiglia e che viene recepito e sperimentato in famiglia, quasi si sta spogliando del suo significato originale.

Pensando alla vita che viene donata in famiglia e all’amore che viene inaugurato in questo ambiente privilegiato, non ci può sfuggire una componente importante che costituisce la comunione tra gli sposi e diventa lo strumento con cui entrambi partecipano al miracolo della creazione: l’amore nella sua dimensione fisica.

Nella nostra diocesi, alcuni giorni dopo Pasqua, vogliamo dedicare un convegno a questa problematica, intitolato: “Sesso, sessualità e identità di genere tra autodeterminazione e discriminazione”, con la partecipazione di illustri esperti, tra i quali il prof. Pietro Grassi dalla Pontificia Università della Santa Croce, e il dott. Paolo Di Benedetto, che si svolgerà nella mattina dell’11 aprile, presso l’Auditorium Varrone, a Rieti.

Il sesso, indubbiamente, è uno degli istinti vitali che garantiscono la sopravvivenza della specie umana. Ma è solo legato all’istinto, o rappresenta qualcosa di più? Non mettiamo in dubbio che l’uomo, come incoronamento di natura, vive la sua sessualità su un livello più alto degli animali. Come definire questa specificità senza perdere niente del suo significato? La sessualità umana si differenzia ontologicamente perché è legata all’amore coniugale che crea il contesto nel quale avviene la procreazione: l’arrivo delle vite nuove, volute e amate, prima da Dio e insieme a Lui, da due genitori. Loro si completano in tutta la vita, dove la sessualità diventa uno degli elementi peculiari dell’unione matrimoniale e quella familiare. Così la sessualità in sé determina anche il suo modo funzionale. L’uomo entra nelle relazioni, vive il rapporto aperto alla creazione, generando la vita nuova. La coppia benedetta da Dio non solo dona al mondo una vita nuova, ma nell’intimo amore trova il suo consolidamento, il completamento, così da diventare un corpo solo.

Il sesso indica anche il genere: maschile, femminile. Essere uomo e essere donna, significa essere aperto all’altro del sesso opposto, non solo nel senso fisico, ma anche spirituale e sociale. Le cose sono strettamente correlate. Un uomo sente l’attrazione fisica verso una donna e viceversa. Dal fatto di essere uomo, o essere donna dipende una vasta gamma di caratteristiche e di predisposizioni personali e questo determina, fino ad un certo punto, il fatto sociale, il modo di presentarsi, i ruoli che le persone rivestono in alcuni ambiti della società. Esiste un legame tra questi tre ambiti. Oggi si mettono in dubbio i ruoli sociali tradizionalmente previsti per l’uomo e per la donna. Questi, fino a un certo punto, sono legati alle condizioni storiche. Il modello in cui l’uomo provvedeva per le necessità economiche e materiali invece la donna si occupava della casa e dei figli sta cambiando, ma questo non significa che si possa mettere in dubbio la natura stessa del genere, riducendolo alla questione dell’educazione e dei condizionamenti sociali.

Nel mondo di oggi, il sesso inteso come l’attività sessuale, viene sempre di più slegato dal contesto matrimoniale, ma non solo. Il sesso, la componente dell’amore tra due persone, paradossalmente può significare addirittura l’opposto dell’amore: la prostituzione e lo sfruttamento, gli abusi conto i minorenni, ecc. I dati sociologici a proposito sono allarmanti.

Dal concetto del sesso inteso nei tre significati sopra indicati, (l’attività sessuale, il genere, e la sessualità) derivano anche domande concrete. Ci poniamo il problema, come da cattolici dobbiamo guardare il fenomeno della convivenza extramatrimoniale, il fatto di non sposarsi, di fondare le “quasi famiglie”, con un cane al posto del figlio, o le unioni dove il rapporto tra le due persone non riveste la sua totalità, l’indissolubilità e l’unità. Il matrimonio che dovrebbe essere inteso come consortium totius vitae in tantissimi casi non lo è più. Sembra che per risolvere almeno una parte dei problemi, sia necessario di ridare il significato alla sessualità e di riscoprire la sua dignità. Il sesso non è una trappola per moltiplicare i peccatori, ma è un dono di Dio, condivisibile nel rapporto di amore tra due persone, per il loro bene e per il bene dei figli.

Ci domandiamo, come possiamo affrontare il fenomeno della omosessualità, abbastanza diffuso (qualche punto percentuale della popolazione) e recentemente molto visibile nella società. È possibile ammetterlo come norma fino a creare una alternativa per la vita familiare? Come affrontare le persone che vivono la loro omosessualità, nel rispetto e nella comprensione, ma anche nella chiarezza, sia quando la loro condizione è per loro pacifica, sia quando crea loro parecchi disagi? Come vivere la fede quando si scopre la propria condizione omosessuale, e se l’amore, anche quello umano, in casi simili è un dono definitivamente perduto?

Infine ci chiediamo, come affrontare oggi il problema del gender, cioè l’ideologia che riconduce le differenze sessuali tra uomo e donna a un fatto sociale e culturale? Sembra essere evidente un errore antropologico di questo sistema, ma probabilmente non lo è per tutti.

Con queste domande riprendiamo il percorso formativo, proponendo il simposio dedicato a queste tematiche. Sarà un evento che si inserisce nel compito della Chiesa Mater et Magistra che proprio perché è madre e da buona maestra vuole guardare insieme a noi i problemi di fronte ai quali tante volte rimaniamo smarriti e insicuri. Se qualcuno pensa che la Chiesa parla solo del sesso, sbaglia perché recentemente sull’argomento piuttosto tace, ma se da questo fatto si deduce che la Chiesa su quell’argomento non ha più niente da dire, sbaglia due volte. La Chiesa ci può insegnare tanto, l’importante è se ancora noi la vogliamo sentire.