La Caritas nei luoghi del sisma. Don Fabrizio: «Vicini nei fatti»

Il terremoto non dà tregua, e la gente chiede risposte urgenti e concrete A colloquio con don Fabrizio Borrello, neo direttore della Caritas di Rieti

Il passaggio di consegne definitivo avverrà nei prossimi giorni, ma di fatto è già all’opera il nuovo responsabile chiamato a succedere a monsignor Benedetto Falcetti alla guida della Caritas di Rieti. Don Fabrizio Borrello si accinge a ereditare la direzione dell’organismo pastorale più impegnativo che potesse capitargli.

In realtà per la successione a don Falcetti – che è stato direttore per quasi trent’anni – monsignor Pompili aveva già pensato a don Borrello prima ancora del terremoto, ritenendo che la pastorale della carità sia oggi di per sé un’emergenza: «Si pensi a tutto il vasto settore delle nuove povertà, dell’accoglienza degli stranieri, dell’educazione a nuovi stili di vita», dice il sacerdote che in questi giorni si congeda dalla parrocchia cittadina Regina Pacis per iniziare a dedicarsi al nuovo incarico praticamente a tempo pieno.

Ma in qualche modo il vescovo di Rieti è stato profetico, visto che dal 24 agosto tutto è cambiato in diocesi e nuovi, imprevisti scenari si profilano per una struttura, quale il “braccio caritativo” della Chiesa locale, chiamata con il terremoto a un impegno ancor più di primo piano e quindi con un dispendio di tempi ed energie prioritario.

Il terremoto «ci ha messo dunque il carico da novanta», commenta don Fabrizio. «L’asse dell’impegno si è così spostato nell’Amatriciano», dove la tenda della Caritas, con i volontari che vi si alternano, è già operativa da due mesi, in attesa di istallare una struttura prefabbricata più stabile e più consona all’affrontare la stagione invernale alle porte. «Ora, con i nuovi eventi sismici, si è ulteriormente ampliata l’area di azione», visto che anche il Leonessano e la media Valle del Velino hanno subito danni che richiederanno un’ulteriore azione di vicinanza e solidarietà.

Rispetto alla situazione di agosto, si profilano già nuove necessità e richieste di intervento. Un’attenzione prioritaria che si vuole dare, spiega il neo direttore, «è quella all’emergenza abitativa», per le tante persone che hanno la casa crollata o comunque inagibile, il cui numero è aumentato con le nuove scosse: «Diverse persone che prima avevano la casa classificata “A”, e dunque agibile, ora ce l’hanno invece non più agibile. E con l’inverno è improponibile pensare alle tendopoli, per cui si penserà, come diocesi, ad aiutare queste persone, d’intesa con le autorità, anche dal punto di vista materiale».

Ma come evitare il rischio che, in questa emergenza, la Caritas divenga una specie di “Croce Rossa cattolica” o la versione “ecclesiastica” della Protezione Civile, perdendo di vista la propria specificità pastorale? «Intanto nell’immediato si va incontro ai bisogni primari, quindi se serve si fa anche i “crocerossini”», precisa don Fabrizio. «Poi ovviamente, una volta organizzato il piano d’azione, la Caritas interviene con il proprio stile che è quello pastorale. Uno stile fatto di vicinanza soprattutto ai singoli, di ascolto, di presenza concreta tra le famiglie e le comunità».

Dunque non solo portare aiuti, ma portare consolazione, appoggio morale, fraternità. Certo gli aiuti materiali servono ancora e servono di più, soprattutto in quei punti – che sin da agosto si sono rivelati molteplici – dove i canali ufficiali non arrivano: «Ci sono frazioncine, o piccoli nuclei che non sono nemmeno frazioni ma case sparse, in cui delle persone, soprattutto anziane, sono rimaste isolate. Cerchiamo di essere presenti in particolare in questi casi», interessandosi di coloro che magari la casa non l’hanno perduta ma semplicemente non hanno possibilità di muoversi per la spesa, per le medicine e per le varie necessità, in una situazione in cui quello dei collegamenti viari interni continua ad essere un grosso problema, aggravatosi con le ultime scosse.

Con Caritas italiana era stato già definito da qualche settimana il piano di intervento che impegna le diocesi “gemellate” a prendere in carico le varie zone terremotate, suddivise per regioni pastorali. Per quanto riguarda il versante reatino, le regioni coinvolte sono Basilicata, Lombardia, Toscana e Puglia, oltre al Lazio. La suddivisione prevedeva l’assegnazione a Lazio e Basilicata di Amatrice centro, le frazioni a nord (zona di Saletta– Retrosi e dintorni) ai lombardi, la zona a sud (quella di Santa Giusta–Scai) ai toscani, mentre le Caritas pugliesi si occuperanno del territorio di Accumoli.

«Ma probabilmente, con l’estensione delle aree colpite, occorrerà parzialmente rivedere il piano». Ancora da studiare le modalità di intervento pastorale, che ovviamente non potranno ricalcare del tutto i modelli sperimentati in altre emergenze (come L’Aquila o l’Emilia) vista la situazione del territorio e delle esigenze completamente differente.

Intanto si continua a chiedere come poter aiutare, in termini di generi di prima necessità da inviare e di disponibilità da parte di singoli e gruppi. Fare riferimento sempre alla Caritas reatina (il telefono è 0746.270611) e, a livello regionale, all’incaricato Caritas del Lazio, don Cesare Chialastri di Velletri (06.9638136).