Investimenti sulle infrastrutture: «una scelta politica strategica»

«Vogliamo che la gente continui ad abitare l’Appennino. È una scelta politica strategica di valorizzazione delle aree interne. Non presentiamo promesse ma pezzi di un lavoro già in campo». Così il ministro Graziano Delrio, accompagnato dai presidenti delle regioni Lazio e Marche e dagli amministratori delegati dell’Anas e della Rete Ferroviaria italiana, ha cercato di marcare la distanza tra i cruiciali interventi sulle infrastrutture presentati al territorio e le troppe attese deluse degli ultimi anni

Una serie di progetti destinati al miglioramento delle infrastrutture del reatino, attraverso interventi che rafforzeranno strutturalmente le vie di accesso alla zona del cratere sismico, e in particolare le principali direttrici stradali e ferroviarie.

Sono quelli presentati nella mattina del 17 ottobre dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, affiancato da Vittorio Armani, presidente e amministratore delegato di Anas, e Maurizio Gentile, amministratore delegato e direttore generale di Rete Ferroviaria Italiana, che hanno rispettivamente approfondito quanto sarà fatto per l’ammodernamento della via Salaria, «da Roma ad Ascoli Piceno», e per la mobilità su rotaia, grazie al potenziamento dell’infrastruttura esistente e alla costruzione di una nuova linea fra Rieti e Passo Corese.

Sulla strada consolare saranno infatti svolti lavori di manutenzione straordinaria, di ripristino dei danni subiti a causa del sisma e per la dotazione di infrastrutture tecnologiche. Sono inoltre previsti sette interventi di potenziamento, tra i quali il raddoppio della carreggiata in due distinti tratti, la realizzazione della variante di Monterotondo Scalo (primo e secondo stralcio), il miglioramento funzionale degli svincoli di Rieti, oltre al completamento di due interventi già in corso: l’adeguamento del tratto bivio Micigliano-galleria Gola del Velino e la realizzazione della variante Trisungo-galleria Valgarizia.

Quanto al sistema ferroviario reatino, beneficerà di investimenti programmati sull’«anello ferroviario dell’Appennino centrale», grazie ai quali sarà possibile sviluppare collegamenti ferroviari verso la Capitale con elevati standard di regolarità e puntualità, sia sul versante Nord da L’Aquila, Rieti e Terni, sia su quello Est da Pescara, Sulmona e Avezzano. Ulteriore obiettivo sarà collegare le aree produttive della zona e i territori montuosi con le altre regioni, attraverso sistemi di trasporto collettivo meno inquinanti e sicuri per un maggiore sviluppo delle attività economiche.

Tutte azioni attese da anni, sulle quali anche la Chiesa reatina insiste da tempo. È stato il vescovo Domenico, non a caso, a cogliere l’occasione della visita istituzionale del Presidente della Repubblica ad Amatrice dello scorso 15 dicembre, per consegnare a Sergio Mattarella un documento, firmato da un’ampia rappresentanza di soggetti economici e sociali del territorio reatino, con il quale si ponevano all’attenzione del Capo dello Stato i temi delle infrastrutture materiali e digitali. Una priorità emersa dalla difficile situazione aperta dal sisma, ma anche da una più radicata necessità di sottrarre Rieti al suo isolamento, restituendo al territorio la sua vocazione naturale di snodo tra le diverse regioni del centro Italia.

La visita del ministro non sembra però convincere molti reatini, che a giudicare dai discorsi da bar e dai commenti sui social network guardano alle prospettive aperte con diffidenza e scetticismo. Anni di annunci inconcludenti possono forse giustificare la scarsa fiducia dei cittadini nelle istituzioni, specie se accompagnata da una certa esperienza delle lungaggini in tema di lavori pubblici nel nostro Paese. Ma la misura dello scoramento sembra nascondere qualcosa di più profondo: quasi una forma disperata e generale di rinuncia a ogni possibilità di miglioramento. Un sentimento che va senz’altro contrastato: se siamo i primi a non crederci, quando mai potremo riuscire a mandare le cose per il verso giusto?

Questo non vuol dire che occorra barattare il pessimismo con un ottimismo altrettanto banale e volgare. Né basta non farsi illusioni per evitare delusioni. Come sempre bisogna guardare alle cose per quello che sono, armati di pazienza e perseveranza, provando a puntare con razionalità sui pochi elementi favorevoli per contrastare i molti fattori avversi, fino al conseguimento di qualche risultato apprezzabile. Il terremoto è stato una tragedia enorme, ma ha anche aperto una fase di rinnovata attenzione dello Stato verso il nostro territorio. Si dirà che non tutto ha funzionato per il meglio, e ci può stare. Ma essere prevenuti e scettici, gettare ombre di sospetto o stare semplicemente alla finestra a criticare ogni proposta e ogni concreto tentativo è sciocco, per non dire peggio.

foto Massimo Renzi