Inseguendo quel suono

Ennio Morricone confida al giovane musicista Alessandro De Rosa i suoi segreti, le tecniche, le amicizie e soprattutto le sue profonde riflessioni

“Ma forse nelle mie opere si avverte l’approccio “sacro” che ho con la musica in sé, con l’atto compositivo. E anche con la vita, in definitiva”.
Uno dei protagonisti della cultura, non solo della musica, ma del profondo intreccio tra le arti del cinema, della colonna sonora, della letteratura, e infine della società del Novecento si confessa ad un più giovane collega. In “Inseguendo quel suono” (Mondadori, 473 pagine), un maestro, in questo caso Ennio Morricone, autore delle più importanti colonne sonore del cinema non solo italiano, confida al giovane musicista, Alessandro De Rosa, i suoi segreti, le tecniche, le amicizie e soprattutto le sue profonde riflessioni su un pezzo di storia. Da questo incessante colloquio emerge infatti non solo musica, ma l’anima stessa di quel periodo, il rapporto con gli altri – e sono nomi che hanno fatto il cinema, la musica, la letteratura -, e il confronto con Dio. Perché quello che si profila è un vero e proprio spirito del tempo, fatto di attraversamenti, di incontri e di perdite, di momenti di gloria e di stanchezza o di sconfitta, di conti con la materia, ma anche con lo spirito e con l’Altro. Si fa largo la sensazione di avere di fronte un uomo che non giudica, privo di acrimonia, pacificato con il tempo e lo spazio, con la cultura del suo tempo e con gli uomini stessi. Le sue parole sono sempre posate, frutto di riflessione, mai ostili, ma anzi ricche di considerazioni profonde, anche quando si parla di fede, di musica sacra, dell’attuale pontefice al quale Morricone ha dedicato una composizione, “Missa Papae Francisci”. La musica è per lui “veicolo di trascendenza e di uguaglianza”.
I ricordi della recita del rosario con la mamma nelle sere di guerra fanno tutt’uno con “i pensieri che mi colgono imprevisti” e che “forse sì, potrei chiamare preghiere”, ed esprimono la coscienza pacificata di un protagonista autentico di un’epoca; le sue opere sono divenute colonne sonore non più e non solo di un certo film, ma di tutta la nostra umana avventura da metà Novecento ad oggi.