Incontro di Assisi: mons. Pompili, il tempo congelato dal terremoto “deve ripartire” ma “non si rinasce da soli”

“Chi è sopravvissuto sente ancora nelle ossa, nei muscoli, nelle orecchie l’eco di quella scossa interminabile. Tutto questo non si può cancellare. Ma non può e non deve essere l’ultima parola. Il tempo congelato dalle lancette, in quell’istante che si è mangiato le case e le vite, deve ripartire, diventare un tempo forte propizio alla rinascita. Ma non si rinasce da soli”

Lo ha detto monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, portando all’incontro delle religioni per la pace di Assisi la testimonianza delle popolazioni colpite dal terremoto in Centro Italia. “Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto – ha detto il vescovo – dopo la tragica notte in cui le lancette si sono fermate, sono completamente sfigurate. Prima le grida, poi il silenzio. Le case da culle a tombe. I luoghi di convivialità e ristoro implosi e franati, antiche chiese distrutte, preziosi affreschi in polvere. Le case degli uomini e le case del Signore, quasi niente è stato risparmiato”. “Il tempo della solidarietà – ha detto mons. Pompili – non è il tempo della notizia. Il tempo della ricostruzione è lungo, e tanti forse non vedranno rinascere Amatrice e Accumoli. Ma riusciranno ad attraversare questa desolazione, per il bene di chi verrà, se rimarranno fedeli alla loro terra, se non saranno lasciati soli; e se continueranno, come hanno fatto da subito, ad accompagnarsi e sostenersi a vicenda”.