Il vescovo: la cultura non abbia paura della sfera religiosa

«Con il Convegno di Firenze la Chiesa che è in Italia cercherà di interpretare la figura e l’opera di Gesù non solo in un senso teologico o escatologico, quanto piuttosto nella sua dimensione antropologica, umana».

Così il vescovo di Rieti, mons. Delio Lucarelli, durante l’omelia della Messa del Crisma celebrata il primo di aprile.

«Il nuovo umanesimo del futuro della nostra Chiesa italiana ma anche a livello universale – ha spiegato il presule – si fonda proprio sul modo di essere uomo e di presentarsi uomo di Gesù, pienamente radicato nella religione, nella cultura, nella tradizione del suo popolo di origine. Ma anche un uomo capace di sottoporre a valutazione critica gli insegnamenti e le consuetudini, le acquisizioni e le attese che sono alla base di una comunità. In questo senso lo stile di vita di Gesù, il suo modo di rapportarsi agli altri, la sua carità verso l’errante, ma anche la sua fermezza nei confronti dell’errore, il fascino del suo annuncio e del suo continuo confronto con il mondo, sono l’exemplum per noi sacerdoti e per tutti i cristiani».

«Un nuovo umanesimo – ha aggiunto il vescovo – vuol dire anche una nuova cultura che non abbia paura della sfera religiosa, che non tema il sacro, ma che abbia anche il coraggio di scoprirne la ricchezza e le sconfinate possibilità di sviluppo e di realizzazione. Diffondere lo stile di Gesù vorrà anche dire che il mondo del futuro sarà un mondo meno ingiusto, meno violento, meno disonesto. I fatti di questi ultimi tempi, in cui abbiamo scoperto interi mondi basati sulla corruzione, sul malaffare, sulla immoralità, ci dicono che i cristiani che abbiamo preparato, una volta entrati appieno nella società civile non hanno esitato a siglare compromessi con il male. Gesù è l’esempio della correttezza, dell’onestà e della trasparenza. Dobbiamo accostarci a Lui con maggiore slancio e fiducia».