Il vescovo Domenico: la vita religiosa rimane una trasgressione possibile

«La vita religiosa, nelle sue molteplici forme, nasce dalla consapevolezza che richiede una decisione in grado di orientare tutta la vita»: quella di «Seguire Cristo più da vicino».

Così mons. Pompili si è avvicinato al discorso sulla vita consacrata in occasione del Giubileo con i Religiosi celebrato in Cattedrale nel giorno della Presentazione di Gesù al Tempio.

Una sequela, quella dei religiosi e delle religiose, che «non implica una superiorità, ma suggerisce una prossimità (‘più vicino’), che trova conferma nella storia di tante donne e di tanti uomini che nel corso della storia hanno dedicato tutto a questo incontro».

Vorrei oggi con voi riscoprirne una: Angelella Guadagnoli o Petrozzi secondo più recenti studi, che nacque a Rieti proprio il 2 febbraio 1467, quando secondo la tradizione agiografica una colomba si posò sul suo petto e sulla sua bocca. E per questo venne chiamata Colomba. Colomba da Rieti!

«Sembra una storia lontana – ha detto il vescovo – eppure la contemporaneità della fede che non conosce distanze ce la rende vicina e provocante. A partire dalla sua scelta di rifiutare il matrimonio concordato dal padre e al quale si sottrasse. Decise infatti di entrare nella famiglia domenica, dopo un pellegrinaggio che compì, ispirata da una visione in cui San Domenico e Santa Caterina le chiedevano di partire per una meta ancora sconosciuta. Il viaggio la condurrà poi fino a Perugia».

‘Intuere’

Nell’«intuizione di Colomba», il vescovo ha trovato un indizio per la vita consacrata: «essa sboccia sempre laddove ci si sottrae alle obbligazioni della vita sociale e culturale e ci si mette in viaggio verso un luogo sconosciuto che è Dio, il quale sovverte i nostri piani e si impone con una sorprendente leggerezza. ‘Intuere’ è la prima condizione per la rinascita della vita religiosa. Cioè intuire che può esserci un’altra strada che non sia quella scontata. All’epoca il matrimonio, per di più già preconfezionato. Oggi forse non scegliere alcunché. Anche se statisticamente sono diminuite queste chiamate trasgressive sono possibili».

Se oggi il trend culturale è quello di non decidersi mai per niente di definitivo la vita consacrata è invece una scelta che va in controtendenza. Così Gesù Cristo diventa un segno di contraddizione.

«Colomba – ha notato don Domenico – si ritrova in una Città devastata dalle tensioni sociali e politiche, ma non si ritrae; anzi diventa un riferimento per tutti a motivo della sua vita rigorosa ed essenziale. E attira a sé presto altre giovani in un momento in cui veniva guardato con sospetto questo ingresso preferendosi per la vita monastica vedove e, comunque, persone in età matura. Lei invece apre alle giovani e in pochi anni da cinque le sorelle diventano tredici e poi quaranta nel 1497. Anche questa scelta è una provocazione per la vita religiosa di oggi, sia maschile che femminile».

Bisogna tornare a credere nelle giovani generazioni che sono disorientate e sicuramente in numero ridotto. Ciò nonostante la vita religiosa è una scelta che attrae da subito e non alla fine, suscita attenzione quando si è in età giovanile e non in fase avanzata.

Ciò significa «orientare le proprie attività nella direzione di un incontro con le classi più giovani, come accade nella scuola e nell’attività assistenziale. Mai dimenticando che ciò che attrae non è un di meno di radicalità, ma un di più di intensità».

‘Considera’

‘Considera’ è la seconda scelta della vita religiosa: cioè «valuta con attenzione a chi indirizzare la proposta, senza farsi prendere dalla paura dei numeri».

«Colomba non passa inosservata e viene accusata di stregoneria – ha ricordato il vescovo – sottoposta a diversi indagini ecclesiastiche, costretta nei limiti del suo convento. Ciò nonostante sopravvive a questa strategia della tensione intensificando il suo rapporto con Dio e impegnandosi per la rinascita sociale della Città come per quella morale della Chiesa. Non esita a parlare con chiarezza ad Alessandro VI che non vive secondo l’altezza del suo compito».

‘Contempla’

‘Contemplare’ è la terza via della vita religiosa: «cioè mantenere uno sguardo sempre allargato alle dimensioni di Dio e avere la forza di entrare dentro le questioni più concrete. La vita religiosa oggi ha bisogno di questo respiro che è spirituale e pure sociale ed ecclesiale».

«‘Intuere’, ‘considera’, ‘contempla’ (S. Chiara di Assisi) è la strada anche oggi della vita religiosa, per la quale la Chiesa rende grazie a Dio. Così – ha concluso il vescovo – si compie quanto scrive la lettera agli Ebrei: “Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo”».