Il vescovo al convegno Uil: «Durante la ricostruzione il sindacato tuteli il lavoro»

Si è svolto nel pomeriggio del 30 settembre un convegno promosso dalla Uil sul tema della ricostruzione di Amantrice e Accumoli nell’ottica della sicurezza e della legalità

«Nel parlare della ricostruzione il pensiero corre immediatamente alle macerie, ai progetti edilizi, alle attività frenetiche che speriamo tutti comincino presto. Ma la ricostruzione è un affare che ha a che fare, ancor prima che con questi elementi materiali, con il profilo della coesione sociale, che ne è, per così dire, la premessa e se vogliamo la precondizione».

È sul filo di questo discorso che il vescovo Domenico ha portato il suo saluto al dibattito dedicato al tema della “Ricostruzione” compreso nella tre giorni “Incontriamoci” promossa dalla Uil di Rieti. «Un momento di confronto molto appropriato e concreto» ha riconosciuto mons. Pompili, ricordando quanto «la tragedia del 24 agosto abbia cambiato irreparabilmente qualcosa del nostro territorio».

Ma senza far venir meno l’idea che questo «vero e proprio trauma», può dare vita a un momento di rinascita «se insieme sappiamo trovare una strada praticabile, capace di far leva innanzitutto sull’ascolto delle esigenze di Amatrice e Accumoli».

«Al netto di quelle che sono le esigenze della legalità – ha spiegato il vescovo – è necessario che soprattutto in questo tempo sospeso che ci separa dalle case prefabbricate si abbia cura di andare ad ogni singolo problema».

Il nostro è un territorio minuto, in cui il singolo fa la differenza.

Mons. Pompili ha quindi formulato tre auguri al sindacato. Il primo è «che sia in grado, come storicamente è stato, di organizzare collettivamente queste domande che salgono dal basso, per dare visibilità e rappresentanza ai bisogni delle persone singole». Un compito che una realtà come quella del sindacato deve assumere «se vuole ritrovare le sue radici e ritrovare una prossimità che sa trasformare i problemi».

«La seconda cosa che mi pare importante augurare – ha aggiunto don Domenico – è che in questo lavoro di ricostruzione, che non sarà breve, ma richiederà anni, il sindacato sappia tutelare promuovere il lavoro. Sappiamo bene che laddove circolano tanti denari cresce la possibilità che si inquinino le falde. Per il sindacato questo vuol dire proteggere il lavoro dal precariato, dalla sottoccupazione, dal lavoro nero».

Mons. Pompili ha chiuso il suo saluto facendo riferimento a san Francesco, «visto che siamo nella Valle santa e a qualche giorno dalla sua festa», evocando «quella missione che Francesco sente: “va e ripara la mia casa”».

Uno spunto che si potrebbe interpretare come “va e ripara Amatrice e Accumoli” se, «al di là della fede di ciascuno», la strada sarà percorsa nello stile del santo, che è quello «dell’impegno e del coinvolgimento personale».