Il suo Regno non avrà fine

“Il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria” (Mt 25,31). “Il suo Regno non avrà fine” (Lc 1,33). E noi “Viviamo per il Signore!”. Verso la fine della Lettera ai Romani, l’Apostolo Paolo eleva il tono del suo discorso a una tale altezza e solennità da far pensare a “una professione di fede battesimale”, o a un “inno” a Cristo. Sono parole che hanno un significato universale e investono l’intera esistenza cristiana: “Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi (Rm 14,7-9).

Vivere “per se stessi” significa vivere come chi ha in se stesso il proprio principio e il proprio fine, significa vivere “di sé e per sé”, indica un’esistenza chiusa in se stessa, tesa solo alla propria soddisfazione e alla propria gloria, senza alcuna prospettiva di eternità. Vivere “per il Signore”, al contrario, significa vivere “del” Signore, della vita che viene da lui, del suo Spirito, e vivere “per” il Signore, cioè in vista di lui, per la sua gloria. Si tratta di una sostituzione del principio dominante: non più “io”, ma Dio: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

È un “decentrarsi” da noi stessi, per “ricentrarsi” su Cristo. Si tratta di una specie di rivoluzione copernicana che si attua nel piccolo mondo, o microcosmo, che è l’uomo. Nel vecchio sistema tolemaico si pensava che la terra stesse immobile al centro dell’universo, mentre il sole le girava attorno, ma la scienza con Copernico ha rovesciato questa opinione. Per attuare nel nostro piccolo mondo questa rivoluzione copernicana, dobbiamo passare anche noi dal sistema vecchio al sistema nuovo. Nel sistema vecchio, è il mio “io” – la terra! – che vuole stare al centro e dettare legge, assegnando a ogni cosa il posto che corrisponde ai propri gusti: il posto più vicino alle cose che piacciono e alle persone simpatiche e il posto più lontano dalle persone che non piacciono. Nel sistema nuovo, è Cristo – il sole di giustizia! (Mal 3,20) – che sta al centro e regna, mentre il mio “io” si volge umilmente verso di lui, per contemplarlo, servirlo e ricevere da lui “lo Spirito di vita”.

Per chi crede, la vita e la morte fisica sono soltanto due fasi e due modi diversi di vivere per il Signore e con il Signore: il primo nella Fede e nella Speranza, a modo di primizia; il secondo, in cui si entra con la morte, nel pieno e definitivo possesso. Scrive l’Apostolo: “Io sono persuaso che né morte né vita … né presente né avvenire … potrà mai separarci dall’Amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,38), “Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno” (Fil 1,21).

(da: La vita in Cristo. Il messaggio spirituale della Lettera ai Romani)

Per gentile concessione della casa editrice Ancora.