Quando il Cardinale Martini venne a Leonessa

Nell’ottobre 1994 il cardinale Carlo Maria Martini venne a Leonessa ad inaugurare la restaurata chiesa di san Carlo Borromeo, ripristinata dopo i gravissimi danni che aveva provocato il terremoto del settembre ’79. «Frontiera» decise di dedicare allo straordinario avvenimento molte pagine del giornale, che allora si stampava in formato magazine, in bianco e nero, ed era diretto da Luciano Martini. Fu Luciano ad accordarmi il privilegio di redigere la cronaca dell’evento.

Sulla visita, «Frontiera» uscì con una serie di servizi. Il titolo dell’articolo portante era “Carlo Maria Martini, cardinale multimediale”. C’era poi, nella pagina di fianco, un box dove fu impaginato l’intervento di un famoso personaggio del cinema, che aveva casa ad Albaneto, ed era anch’egli amico carissimo di «Frontiera» e nostro, Ennio de Concini, premio Oscar per la sceneggiatura con il film Divorzio all’italiana. Nella pagina a seguire, fu collocato l’articolo che scrisse Nazzareno Boncompagni, dal titolo “Quella sera sull’Altipiano” ed in un quarto box finì la breve intervista che mi rilasciò il cardinale Martini. Scrissi fra l’altro nella cronaca: «Stanotte dalla Porta Spoletina avanza il corteo multimediale, che conduce a Leonessa un operatore di Pace. È così strano che sia arrivato fin quassù, tra il Terminillo e il Monte Tolentino, proprio Carlo Maria Martini, cardinale di Santa Romana Chiesa, arcivescovo di Milano, erede diretto di Ambrogio e di Carlo Borromeo».

Mi accostai a lui con grande tremore, perché era un uomo che suscitava il batticuore. Mi ero preparato. Sapevo quali domande sottoporgli. Contenevano tutte una provocazione giornalistica, che è poi il sale delle interviste. Il colloquio avvenne al centro della navata della chiesa di san Carlo, prima che se ne tornasse a Roma, tra la gente che lo attorniava. Era il tempo del Sinodo dei Vescovi. Si evidenziavano nella società internazionale fin da allora le difficoltà di oggi, quelle che il cardinal Martini ha vissuto e su cui ha inciso, prospettando soluzioni di problemi difficilissimi. Il tempo della politica era altrettanto oscuro di quello odierno. La sua diocesi, Milano, viveva le difficoltà dei licenziamenti e la disoccupazione.

Eminenza, gli dissi a mezza voce, come procedono i lavori del Sinodo dei Vescovi?

Sotto gli occhi dei Padri sinodali sta apparendo la realtà della Chiesa di oggi con tutte le sue problematiche e le sue meraviglie.

Eminenza, il cardinale Hume, nel suo discorso inaugurale del Sinodo, ha descritto una realtà della Chiesa che ha colpito molti fra credenti e non credenti, come la più volte accennata mancanza di comunione fra alcuni vescovi e il papa e di altri vescovi fra di loro. E così, la mancanza di comunione di molti preti con i loro vescovi e di molti religiosi e religiose con il loro superiori. Hume ha detto che in molti conventi non c’è più l’osservanza della regola dell’ubbidienza e che troppi teologi parlano, spesso a sproposito, generando molta confusione fra i cattolici…

Mi pare una lettura della relazione del cardinale Hume un poco accentrata sui punti negativi e non anche su quelli positivi, che sono in maggior parte. In tutti i Continenti la realtà della chiesa è stupefacente ed immensamente grande. Vediamo come Dio agisce nella storia. Ci sono luci ed ombre. Ma le luci sono di più delle ombre. Ad esempio c’è una confortante ripresa delle vocazioni.

Eminenza, l’altro ieri l’Ufficio della Pastorale del lavoro della sua Diocesi ha resa nota una riflessione sull’attuale momento politico italiano, dicendo che «la manovra finanziaria del governo tradisce da molte parti una sostanziale obbedienza alle pressioni del mercato finanziario e dell’impresa, mentre disattende in larga misura le sacrosante esigenze di equità e giustizia richieste in un’operazione così estesa e coinvolgente” ed ha invitato “ a riprendere il dialogo fra le parti sociali”, di fatto sollecitando il Governo Berlusconi “a riscrivere una legge finanziaria che sia segnata dalla solidarietà, oltre che dal rigore».

In questo momento la Chiesa deve stare con i più deboli. È questa l’ora in cui la Chiesa testimonia di soffrire con i poveri.

È stupefacente come il carisma della profezia operasse nel cardinal Martini. Le risposte alle mie domande sono attualissime anche oggi.