I volti di Maria

La figura della Vergine Maria rivestì una fondamentale funzione nel lento e graduale processo di cristianizzazione dei territori dell’impero, dopo l’approdo a Roma degli apostoli Pietro e Paolo. Le cattedrali più antiche furono intitolate a Maria, madre di Dio, pietosa intermediaria fra la terra e il cielo: anche la cattedrale reatina, costruita sul perimetro di un tempio pagano, fu dedicata alla Vergine.

Ricostruita e fundamentis dopo il XII secolo, pazientemente arricchita una generazione dopo l’altra di altari e cappelle, la cattedrale è lo scrigno prezioso che custodisce i volti di Maria, nelle belle repliche plastiche e pittoriche testimoni della fede dei reatini. La prima cappella a cornu Epistulae, oggi intitolata a Sant’Ignazio, era dedicata nel XV secolo alla Madonna del SS. Rosario. Qui il cardinale Giovanni Colonna, vescovo di Rieti dal 1477 al 1508, fece custodire le spoglie del cistercense San Balduino, fondatore dell’abbazia di San Matteo de Monticulo, abbandonata dopo il trasferimento dei religiosi a San Pastore.

L’abbazia di San Matteo apparve ai canonici della cattedrale incaricati della traslazione «inter aquosissimas paludes…apertam, discopertam, ruinosam, et non ecclesiam sed ut domum porcorum», secondo la desolata espressione del notaio Antonio de Mando Pucciaritti, estensore dell’Instrumentum ad honorem Omnipotentis Dei et Sancti Balduini trasportati. Recuperate le sacre spoglie, il vescovo provvide a dare ad esse sepoltura presso la cappella della Madonna del Rosario, dove Antoniazzo Romano affrescò la parete oltre l’altare raffigurando la Vergine in trono con il Bambino, su un limpido paesaggio lacustre, tra Santa Barbara e Santo Stefano, Santa Maria Maddalena e, appunto, San Balduino.

Procedendo lungo la navata, la cappella di Santa Barbara un tempo intitolata all’Immacolata Concezione conserva sul timpano dell’altare un raffinato bassorilievo ovale, opera dello scultore Lorenzo Ottoni, raffigurante l’immagine della giovannea mulier amicta solis, la donna vestita di sole sine labe originali concepta, pura fin dal suo concepimento e degna di essere lo strumento del mistero dell’incarnazione. Nel transetto, ancora a cornu Evangelii, è la cappella dedicata alla Madonna del Popolo.

Qui è conservata l’immagine sacra realizzata da un anonimo artista di scuola umbra che, nel XIV secolo, aveva dipinto su un muro dell’antica abside una Madonna in maestà: la devozione popolare fu sollecitata dalla predicazione di un Padre Cappuccino, P. Gregorio Sfondrati, che nel 1625 promosse la costituzione di una Congregazione intitolata,appunto, alla Madonna del Popolo. L’antico dipinto fu staccato dal muro, debitamente incorniciato ed esposto nella cappella che fu allestita a cura della Congregazione. Alle spese dette un contributo determinante il canonico della Cattedrale Vincenzo Chiavelloni, che assegnò in testamento la maggior parte del suo patrimonio al Capitolo: il pavimento della cappella porta infatti lo stemma di famiglia del prelato, realizzato in marmo da Pietro Antonio Ripoli.

La decorazione pittorica della cappella, dall’elegante volta ellissoidale in cui fu raffigurata l’Assunzione, fu affidata ad Emanuele Alfani, autore anche delle tele laterali che rappresentano la Natività della Vergine e l’Annunciazione. L’iconografia del catino absidale della cattedrale, ricostruito alla fine del Settecento a causa delle gravi lesioni arrecate al presbiterio dal terremoto del 1785, fu interamente dedicata alla narrazione delle Storie della Vergine, eseguite dall’artista neoclassico Pietro Paoletti da Belluno.

Il giovane pittore era allora attivo a Rieti, chiamato dal poeta Angelo Maria Ricci che gli aveva affidato l’incarico di decorare a fresco i soffitti delle sale di rappresentanza del suo palazzo di piazza del Leone. Al Capitolo della Cattedrale, che lo aveva interpellato per la decorazione del catino absidale, propose la realizzazione di vari studi e bozzetti, ora esposti presso la Pinacoteca Diocesana, rapidamente eseguiti al tratto, evocando non senza originalità compositiva le fasi salienti delle Storie della Vergine, dalla Nascita alla Presentazione al Tempio, dalla Visitazione all’Immacolata Concezione ed all’Annunciazione, rappresentata anche in uno schizzo acquerellato che esula dal ciclo pittorico, completato nel 1829.