Gli studenti scelgono agricoltura e turismo. Vittoria del realismo

Autentico boom degli istituti agrari (+12%) e alberghieri (+9,3%). Maria Letizia Gardoni, responsabile nazionale per Coldiretti di “Giovani Impresa”: “Abbiamo 60mila giovani che investono energie e risorse nell’agro-alimentare. Hanno capito che lì possono costruire un futuro solido e ricco di prospettive”. Già oggi oltre 40mila imprese, su un totale di 600mila, sono condotte da under-35.

In un panorama di dati negativi, con recessione e disoccupazione che spaventano un po’ tutti, ogni tanto si affaccia una buona notizia: i giovani del nostro Paese sembrano aver “fiutato” dove buttarsi per cavarsela: quasi uno studente su quattro, cioè ben il 24 per cento degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori tecniche e professionali ha scelto, per l’anno scolastico 2014/2015, un indirizzo legato all’agricoltura, enogastronomia o turismo. La notizia è stata rilanciata da Coldiretti, che sottolinea come in particolare gli Istituti agrari con un aumento record del 12% sono quelli che fanno segnare il maggior incremento nel numero di iscrizioni, mentre gli Istituti per l’ospitalità alberghiera ed enogastronomica toccano il record del 9,3% di iscrizioni sul totale nazionale e si posizionano al secondo posto, dopo lo scientifico, fra i più richiesti in Italia. In totale sono quasi 50mila i neoiscritti agli istituti professionali per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera ai quali si aggiungono circa 15mila che hanno scelto Istituti tecnici o professionali agrari. Il 50% degli italiani ritengono che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro. L’agricoltura è del resto pressoché l’unico settore dove l’occupazione è aumentata: nel secondo trimestre 2014 l’incremento è stato del 5,6%. Per capire le ragioni di questo slancio abbiamo intervistato Maria Letizia Gardoni, responsabile nazionale per Coldiretti di “Giovani Impresa”.

La notizia dell’aumento degli iscritti a istituti e corsi di agraria, enogastronomia e alberghieri ci dà qualche speranza per il lavoro dei giovani?
“Più di qualche speranza! Abbiamo 60mila giovani che investono energie e risorse nell’agro-alimentare. Hanno capito che lì possono costruire un futuro solido e ricco di prospettive”.

Su cosa si basa questa fiducia?
“Negli ultimi 10-15 anni la nostra agricoltura è passata da un sistema tradizionale a un modello di avanguardia. I confini delle aziende e le loro funzioni si sono completamente rivoluzionati. L’offerta è molto ricca: dalla ricezione turistica con agriturismi e agricampeggi, all’educazione con le fattorie didattiche e gli agriasili. Dalla produzione di alta qualità, biologica e specializzata, alle attività agricole di mantenimento del verde pubblico. Il settore si sposa perfettamente con la tradizione territoriale e culturale, ma anche con nuove tecnologie, fino all’utilizzo delle piattaforme sociali che mettono in contatto con il vasto mondo dei consumatori. La dimensione digitale fa superare alle aziende agricole i vecchi limiti territoriali”.

Qualche esempio di queste aziende innovative?
“A volte bastano piccoli investimenti iniziali, alla portata pressoché di tutti. Come nel caso di una coppia di giovani della Calabria che hanno acquistato un appezzamento di 6mila metri quadri, meno di un ettaro, e hanno avviato una attività di elicicoltura, l’allevamento di lumache. Entrambi hanno lasciato i rispettivi lavori e oggi stanno conducendo una impresa che dà loro soddisfazione, anche economica”.

Come Coldiretti voi date qualche aiuto per queste “start-up”?
“In vari modi, con la consulenza anzitutto e la formazione, ma anche con un concorso, ‘Oscar Green’ col quale ogni anno premiamo storie positive di giovani intraprendenti. Per esempio, abbiamo premiato un giovane che ha ereditato una azienda vitivinicola e riesce a gestirla con due droni. In Emilia c’è un altro imprenditore che controlla un allevamento di suini con il proprio iPad. In Sicilia numerosi giovani subentrati alle aziende di famiglia hanno preso atto dei cambiamenti climatici e oggi coltivano banane e avocado, frutta che nella sua storia l’Italia ha sempre importato”.

Cosa rappresenta dentro Coldiretti il comparto “Giovani Impresa”?

“Si tratta di oltre 40mila imprese, su un totale di 600mila, condotte da under-35, cioè imprenditori davvero giovani e desiderosi di costruirsi un futuro solido. In realtà sarebbero molti di più perché i dati Istat registrano come titolari di partite Iva i genitori o i nonni, mentre spesso sono i più giovani ad aver assunto la guida delle imprese. Ma in ogni caso offriamo credito agevolato, formazione specifica, corsi a tema, una ‘summer school’ che si è da poco conclusa. ‘Giovani Impresa’ è presente in ogni provincia, vogliamo essere vicini a quanti si affacciano all’imprenditoria agricola”.

Visto che ha parlato dei social network, che ruolo svolgono nell’attività associativa?
“Ci puntiamo molto. Abbiamo il sito internet giovanimpresa.coldiretti.it, siamo su Facebook con Coldiretti Giovani Impresa e anche su Twitter con @ColdirettiG. Vogliamo anche offrire occasioni formative di alto profilo, come tramite l’accordo con ‘Universitas Mercatorum’ dove è possibile ottenere borse di studio per i corsi on-line, oppure con l’accordo che stiamo costruendo con l’università di Tor Vergata a Roma per un master sull’ecosistema agroalimentare del made in Italy. Guardiamo in più direzioni. Lo esigono questi tempi difficili”.