Giubileo della Misericordia: itinerari di fede sul territorio diocesano

Le radici sono una componente fondamentale di una pianta. Ogni popolo, ogni comunità, ogni individuo scrivono giorno per giorno la loro storia. All’inizio di un percorso vengono precisati i requisiti, le caratteristiche, gli obiettivi e quanto può essere importante per assicurare risultati efficaci. Dal tempo antico il territorio sabino è caratterizzato da una marcata impronta cristiana. Ma nel volgere dei secoli, il popolo di Dio ha attraversato stagioni differenti, che hanno variamente influito sul modo di esprimere il culto. Non basta infatti coltivare qualsiasi rapporto con Dio: occorre tradurre in vita vissuta le mozioni dello Spirito Santo.

Se un comune denominatore, quello dell’economia liturgica propriamente intesa, pervade ininterrottamente ogni comunità cristiana al di là del tempo e dello spazio geografico, dalle prime comunità apostoliche fino alle odierne, bisogna nondimeno riconoscere l’influsso avuto, su modi e forme di preghiera, dalla sensibilità ecclesiale, culturale e sociale di un dato momento storico.

La tradizione testimonia una grande ricchezza religiosa privata e comunitaria: è l’ambito generalmente chiamato “pietà popolare” o “religiosità popolare” o “devozionale”. Diversi modi per indicare una significativa incidenza nella vita spirituale dei fedeli.

La Chiesa ha sempre avuto coscienza del necessario rapporto di tale ambito religioso con la fisionomia propria del popolo. La “Fede” non è tanto misurata dalla conoscenza intellettuale che se ne ha, quanto dalla sua pratica nelle circostanze concrete della vita. In quest’ottica, le molteplici forme di genuina pietà popolare sono anzitutto la testimonianza della fede dei semplici di cuore, espressa in modo immediato, sottolineando l’uno o l’altro accento senza pretendere di abbracciare tutto il contenuto della fede cristiana. Gli stessi elementi “sensibili”, “corporali”, “visibili”, che caratterizzano la pietà popolare, sono il segno dell’interiore desiderio dei fedeli di dire la propria adesione a Cristo, l’amore alla Vergine Maria, l’invocazione dei santi. Toccare un’immagine del

Crocifisso o della Beata Vergine Addolorata è un volere in qualche modo avere a che fare con quel dolore; fare un pellegrinaggio a piedi, affrontando fatica e spese, segnala l’interiore desiderio di avvicinarsi al mistero reso visibile dal santuario.

Il passare del tempo e il cambiamento di mentalità e della società hanno offuscato talvolta la riconoscibilità “cristiana” o enfatizzato l’esteriorità a scapito dell’interiorità. È compito dei pastori della Chiesa aiutare a riscoprire, in tali manifestazioni, il legame vitale con il credere e il vivere in Cristo.

Da un lato, bisogna che nelle formule di preghiera e nei gesti di devozione dei cristiani sia riconoscibile la loro fede, qualificata dal necessario riferimento alla Rivelazione biblica, e dall’altro, non si può esigere che ogni singola pratica di fede esprima la pienezza della Rivelazione. Del resto, la pietà popolare non si esaurisce in se stessa, ma ha la funzione di preparare il cuore, di disporre lo spirito a ricevere la grazia divina elargitaci attraverso la celebrazione liturgica del mistero di Cristo.

A questo proposito, il Giubileo della Misericordia si inserisce nell’ottica di un rinnovamento della vita cristiana, rivitalizzando sia l’individuo, sia le comunità, facendo percepire soprattutto l’amore del Signore che viene a visitare il Suo popolo, per elargire grazie speciali e copiose benedizioni.

In questa prospettiva il presente vademecum intende indicare quattro possibili “itinerari” nella moltitudine di esperienze di fede che hanno caratterizzato la storia del territorio diocesano e che ancora oggi sono testimonianze vive della nostra dimensione cristiana.

Una prima proposta è l’Itinerario francescano, che comprende il quadrilatero dei santuari della Valle Santa.

Altra proposta è l’Itinerario mariano, nel quale si guarda alla multiforme e viva devozione per la Madonna.

Un terzo percorso si rivolge al Crocifisso, ed in particolare a quello conservato presso la chiesa di Santa Barbara in Agro.

L’ultimo percorso si propone invece di indicare i luoghi in cui avvicinarsi alle tante figure di santi legati a Rieti e al suo circondario, sia per biografia (come è per la Beata Colomba, santa Barbara, san Giuseppe da Leonessa, san Felice da Cantalice, san Domenico), che per la speciale devozione, come accade nel capoluogo per sant’Antonio di Padova.

(Foto di Dario Mariantoni)

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