Due persone che scelgono di sposarsi gridano al mondo che esiste un “per sempre”, che siamo fatti per l’eternità e che rispondere a una chiamata non è privilegio dei santi, ma libertà per tutti.
I colori sono già quelli innumerevoli di un autunno impaziente di lasciarsi alle spalle l’estate bruciata dal sole e dall’incoscienza degli uomini. All’orizzonte, vicino, il lago di Bracciano tempesta di blu la tavolozza delle sfumature delle foglie, come i suoi occhi turchini il viso di mia moglie. È ancora stagione: stiamo andando alle nozze di due giovani, carissimi amici con cui condividiamo da anni la vita in parrocchia.
I due sposi, raggianti di felicità e bellezza, sono fra i primi a tuffarsi nel “mistero grande” delle nozze da quando possiamo dirci parte della comunità. Nella popolosa e caotica porzione di Roma a ridosso del Cupolone in cui per grazia ci è dato di vivere, la grande chiesa raccoglie una comunità numerosa e vivace, ma il numero dei funerali è abissalmente più alto di quello dei matrimoni, che in un anno si contano sulle dita di una mano.
In circa otto anni – gli ultimi due seguendo direttamente anche i corsi di preparazione per fidanzati – la pastorale famigliare ha riguardato percorsi per famiglie già formate da tempo, coppie sposate da anni, già con figli, arrivate da fuori a bussare alla porta della Chiesa e comunque raramente nate in seno alla vita parrocchiale. Gli stessi fidanzati che partecipano ai corsi prematrimoniali non scelgono poi la nostra chiesa per vivere la celebrazione e molto spesso non resteranno a vivere in questo territorio. A portarci qui, dunque, non sono solo le caratteristiche architettoniche non felici della nostra grande chiesa in città, a cui pure siamo molto affezionati; se siamo felici di essere in questo luogo incantevole non è soltanto per la stessa concorrenza impari delle basiliche dell’Aventino o delle altre mille chiese sparse per Roma e dintorni… (ma qualcosa forse si potrebbe fare perché la bellezza delle location non prevalga sul significato della scelta di un luogo).
L’entusiasmo nasce dall’aver camminato al fianco di un uomo e una donna che hanno avuto ancora il coraggio di dire sì: sì al loro amore, a Dio e al mondo. La gioia è frutto di una condivisione, magari senza alcun merito, mese dopo mese, anno dopo anno, nel calore di un sorriso e nella compagnia dei gesti, ogni domenica e ogni occasione di festa. Quando due persone scelgono di sposarsi, gridano al mondo che esiste un “per sempre”, che siamo fatti per l’eternità e dicono a chi crede che rispondere ad una chiamata non è privilegio dei santi sugli altari, ma libertà per tutti, proprio per tutti e non una volta soltanto, ma ogni giorno. Se riuscissimo a ricordarci che siamo corresponsabili gli uni degli altri rispetto a questa adesione alla nostra identità che chiamiamo vocazione, forse guarderemmo con occhi nuovi il vicino di panca ad ogni Messa e certo anche la persona che incontriamo per strada.
“Io ci vorrei vedere più chiaro – cantava struggente Gaber, apparentemente senza speranza – rivisitare il loro percorso, le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso, vorrei riuscire a penetrare, nel mistero di un uomo e di una donna, nell’immenso labirinto di quel dilemma” e recentemente così idealmente gli rispondevano Fabi, Gazzè e Silvestri, geniali e sedicenti disfattisti in ricerca: “L’amore non esiste, è un ingorgo della mente, di domande mal riposte e di risposte non convinte, vuoi tu prendere per sposo questa libera creatura, finché Dio l’avrà deciso o solamente finché dura? Ma esistiamo io te e la nostra ribellione alla statistica, un abbraccio per proteggerci dal vento, l’illusione di competere col tempo…”. No, non è ancora la fine del mondo anche se forse non ci manca molto.
Terremoti, calamità naturali, sconvolgimenti ambientali catastrofici si affastellano nei notiziari e negli animi anche di chi non è toccato nella propria carne, ma un’eco evangelica, ci conferma che vengono e verranno questi fenomeni e non è ancora l’ora e forse non lo sarà fino a quando ci saranno un uomo e una donna che scommettono sul futuro e scalzando la caduta di Adamo ed Eva, non hanno paura di essere nudi di fronte a chi li ha creati. No, non è la fine del mondo, ma dobbiamo aprire gli occhi e volerci ancora stupire per l’amore di un uomo e una donna, perché questo sì, è la fine del mondo! E sarà l’amore a scandire il tempo della nostra storia.