Giornata mondiale dei poveri, messa a San Domenico con il vescovo: «Non amiamo a parole ma con i fatti»

È stata istituita, perché diventi un richiamo forte «alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda» la Giornata Mondiale dei Poveri che la Chiesa si prepara a vivere il prossimo 19 novembre. «I poveri – spiega papa Francesco nel Messaggio diffuso per l’occasione – non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo».

Una verità di fede che non fa però venire meno i momenti in cui i cristiani sembrano incapaci di ascoltare sino in fondo questo appello, lasciandosi contagiare dalla mentalità mondana. «Ma lo Spirito Santo – avverte il Pontefice – non ha mancato di richiamarli a tenere fisso lo sguardo sull’essenziale. Ha fatto sorgere, infatti, uomini e donne che in diversi modi hanno offerto la loro vita a servizio dei poveri».

E tra le pagine di duemila anni di storia cristiana, Bergoglio sceglie la figura di san Francesco per indicare un esempio di chi «in tutta semplicità e umiltà, e con la generosa fantasia della carità» ha saputo servire i fratelli più poveri: «Egli non si accontentò di abbracciare e dare l’elemosina ai lebbrosi – sottolinea il Papa – ma decise di andare a Gubbio per stare insieme con loro», percependo in questo incontro la svolta della sua conversione.

È a questa «forza trasformatrice della carità» che fa dunque appello il Santo Padre, con l’idea di trasformare lo sguardo sui poveri. Non pensiamo a loro «solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa – rimarca papa Francesco – dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita».

La lezione del pontefice è limpida: «La preghiera, il cammino del discepolato e la conversione trovano nella carità che si fa condivisione la verifica della loro autenticità evangelica. E da questo modo di vivere derivano gioia e serenità d’animo, perché si tocca con mano la carne di Cristo. Se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri, come riscontro della comunione sacramentale ricevuta nell’Eucaristia. Il Corpo di Cristo, spezzato nella sacra liturgia, si lascia ritrovare dalla carità condivisa nei volti e nelle persone dei fratelli e delle sorelle più deboli».

Lo stesso Padre Nostro, del resto, «è la preghiera dei poveri», poiché la richiesta del pane «esprime l’affidamento a Dio per i bisogni primari della nostra vita. Quanto Gesù ci ha insegnato con questa preghiera esprime e raccoglie il grido di chi soffre per la precarietà dell’esistenza e per la mancanza del necessario. Ai discepoli che chiedevano a Gesù di insegnare loro a pregare, Egli ha risposto con le parole dei poveri che si rivolgono all’unico Padre in cui tutti si riconoscono come fratelli. Il Padre nostro è una preghiera che si esprime al plurale: il pane che si chiede è “nostro”, e ciò comporta condivisione, partecipazione e responsabilità comune. In questa preghiera tutti riconosciamo l’esigenza di superare ogni forma di egoismo per accedere alla gioia dell’accoglienza reciproca».

Una lezione che papa Francesco desidera venga tradotta nelle realtà paticolari in «tanti momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto». Una richiesta rivolta «ai confratelli vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi, alle persone consacrate, alle associazioni, ai movimenti e al vasto mondo del volontariato», per fare della Giornata Mondiale dei Poveri «una tradizione che sia contributo concreto all’evangelizzazione nel mondo contemporaneo».

Un invito che il prossimo 19 novembre la Chiesa di Rieti interpreterà con la celebrazione diocesana presieduta dal vescovo Domenico alle ore 17.