Francesco in Egitto: con Tawadros II e il grande Imam di Al Azhar, contro ogni estremismo religioso

Storia di un viaggio dalla forte connotazione ecumenica e interreligiosa. Papa Francesco andrà nella Repubblica araba d’Egitto dal 28 al 29 aprile 2017. È stato invitato dal presidente della Repubblica, dai vescovi della Chiesa cattolica, da Sua Santità Papa Tawadros II e dal Grande Imam della Moschea di Al Azhar, Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib

L’annuncio era nell’aria già da qualche tempo. E a confermarlo è stato oggi il direttore della sala stampa vaticana, Greg Burke. Papa Francesco compirà un viaggio apostolico nella Repubblica Araba d’Egitto dal 28 al 29 aprile 2017, visitando la città del Cairo. Come spesso è accaduto nella storia di questo Pontificato, il viaggio anche in questo caso ha una forte connotazione pastorale, ecumenica e interreligiosa. Il Papa lo compie – ha detto Burke – perché accetta l’invito del presidente della Repubblica, dei vescovi della Chiesa cattolica, di Sua Santità Papa Tawadros II e del Grande Imam della Moschea di Al Azhar, Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib.

La visita si prospetta importante fin dal suo primo annuncio. Intanto per le relazioni con il Grande Imam di Al Azhar, Cheikh Ahmed Mohamed el-Tayyib, e con la più celebre università dell’Islam sunnita con la quale la Santa Sede ha ripreso i rapporti solo dal febbraio 2016, dopo cinque anni di “gelo”. Invitato a Firenze nel 2015 dalla Comunità di Sant’Egidio, lo sceicco el-Tayyib, in un’intervista al Sir, disse: “Da quando è stato eletto Papa Francesco, abbiamo visto avvisaglie di bene. Abbiamo sentito i suoi discorsi improntati al rispetto per tutte le religioni. Al Azhar a quel punto ha riattivato il canale di dialogo già esistente con il Vaticano, canale che era stato congelato con Papa Benedetto.

Se ora il Vaticano facesse un passo, ora, direi che noi ne faremmo dieci di passi nella sua direzione”.

E tra Al Azhar e il Vaticano di passi ne sono stati compiuti tantissimi in questi anni. Il primo è avvenuto un anno fa, nel febbraio 2016, quando per la prima volta una delegazione del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, guidata da monsignor Guixot, fu ricevuta ad Al Azhar da Abbas Shuman, vice del Grand Imam. Quella visita consentì poi l’incontro decisivo a Roma del Grande Imam el-Tayyib con Papa Francesco. Era il 23 maggio 2016. “L’incontro è il messaggio”, disse giustamente in quell’occasione Francesco accogliendo lo sceicco. L’ultimo “passo” di dialogo è stato compiuto nel febbraio scorso con la partecipazione del presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, card. Jean-Louis Tauran, a un seminario presso l’Università di Al Azhar, su un tema cruciale del dialogo con l’Islam: “Il ruolo di Al Azhar al-Sharif e del Vaticano nel contrastare i fenomeni di fanatismo, estremismo e la violenza in nome della religione”.

Costanti e profonde, invece, sono le relazioni tra Francesco e la Chiesa sorella copto-ortodossa. In un’intervista al Sir, a fine gennaio, Tawadros II così definiva il Papa: “È un uomo animato dallo spirito divino. Ho incontrato Sua Santità il 10 maggio 2013 nella Città del Vaticano e quel giorno ho sentito che Egli è mio fratello benedetto che ci sostiene con la preghiera, con l’esperienza spirituale e con gli insegnamenti scritti da cui la nostra vita può trarre grande beneficio”. E nella stessa intervista, il Patriarca esprimeva un desiderio, divenuto oggi realtà:

“Spero vivamente che Sua Santità venga a visitare il nostro Egitto”.

La visita avviene in un momento particolarmente delicato per l’Egitto. L’11 dicembre scorso durante la celebrazione della Messa domenicale all’interno della cattedrale copta di san Marco in Abassiya, al Cairo,

un attentato ha causato la morte di 25 persone (di cui 6 bambini), feriti e distruzione.

È stato l’attacco terroristico più sanguinoso contro la comunità cristiana egiziana – il 10% di una popolazione di 90 milioni – dall’attentato a una chiesa di Alessandria, la notte di capodanno del 2011. Allora morirono 21 persone. Nell’intervista, Tawadros raccontava di aver ricevuto una telefonata di Papa Francesco con il quale “abbiamo parlato dell’ecumenismo del sangue” e ribadito la più ferma convinzione che “il terrorismo non ha alcuna patria né alcuna religione”. E lanciava un invito alla comunità internazionale e ai governi dell’Est e dell’Ovest affinché lottino “con fermezza contro la violenza, il terrorismo, l’assassinio, la distruzione e contro ogni forma di discriminazione per porre le basi della pace e dello sviluppo. Il mondo ora ha sete d’amore”.

Stretti sono anche i rapporti tra Tawadros II ed el-Tayyib. A marzo Tawadros II ha partecipato a un’importante conferenza islamo-cristiana che si è svolta al Cairo per iniziativa dell’Università di Al Azhar, sul tema “Libertà e cittadinanza: diversità e integrazione”. Ai lavori hanno preso parte personalità religiose, accademiche e scientifiche, del mondo cristiano e musulmano, e si si sono conclusi con l’adozione di una “Al-Azhar’s Declaration for the Muslim-Christian Coexistence”.

“L’ideologia estremista” – ha detto in quella occasione Tawadros – deve essere affrontata e combattuta da “una ideologia illuminata”. Aggiungendo poi un concetto particolarmente caro anche ad el-Tayyib: “La religione dovrebbe essere parte della soluzione e non parte del problema. L’ignoranza degli insegnamenti religiosi è il motivo principale dietro l’adozione di visioni estremiste e radicali”.