Filera del latte: Coldiretti chiede un Tavolo alla Regione

Sono scaduti ormai da un mese i contratti di conferimento del latte vaccino alla stalla. Di conseguenza Coldiretti torna a chiedere alla Regione un Tavolo che riunisca con la massima sollecitudine i rappresentanti della filiera affinché si arrivi ad un accordo sul prezzo. La richiesta è contenuta anche in una lettera inviata al presidente Zingaretti e all’assessore all’Agricoltura Ricci.

«La scadenza dei contratti – come sottolinea il direttore di Coldiretti Lazio, Aldo Mattia – ci ha portati a chiedere che si arrivi il prima possibile ad un accordo sul prezzo del latte che permetta di favorire un quadro di concorrenza che tuteli la competitività delle imprese laziali e per questo è quanto mai urgente accelerare il percorso concordato con la Regione Lazio nell’ultimo Tavolo di filiera».

Con il direttore di Coldiretti Lazio anche il presidente David Granieri, firmatario anche lui della lettera inviata per la seconda volta alla Regione per sollecitare un intervento in tempi brevi, tenuto conto dei dati allarmanti che riguardano la situazione in cui versa il settore e che stanno creando grande preoccupazione sia negli allevatori che nella stessa Coldiretti.

Nel Lazio, sono 1413 le aziende in produzione e di queste 1401 consegnano il proprio latte mentre le 65 restanti lo vendono direttamente. «Dal 2008 al 2012 – scrive Coldiretti – il numero delle aziende è calato del 36,8% e quello delle mucche è diminuito del 25%. Purtroppo l’unico segnale positivo, ma solo perché ha il segno più davanti, è quello relativo ai costi di produzione che hanno registrato un incremento del 17,5%».

«La Coldiretti del Lazio – come ricorda Aldo Mattia – ha portato avanti scesa in passato, azioni forti in nome della tutela della qualità e dell’origine del nostro latte, come nel caso della Centrale del Latte di Roma, sulle cui vicende gestionali ci siamo espressi più volte per arrivare ad un maggiore protagonismo del mondo allevatoriale romano e laziale».

Tutto ciò si è reso necessario vista la velocità con cui si muove il mercato del latte vaccino alla stalla inserito ormai in un contesto di concorrenza mondiale all’interno del quale giocano diversi fattori «legati ai meccanismi della domanda e dell’offerta nonché alla destinazione del latte stesso».

«Finora – prosegue Mattia – una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità ai dati, con una mancanza di trasparenza sulla provenienza degli alimenti provocando gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione nei consumatori. Una mancanza di trasparenza che ha arrecato danno a prodotti che sono uno dei simboli del Made in Italy. Tutto questo si traduce in perdita di qualità e della specificità del nostro latte con il rischio di chiusura di centinaia di imprese zootecniche nel Lazio».