Il fattore umano sta diventando inutile

Chiude lo storico distributore di carburanti gestito dalla famiglia di Giovanni Sacco. È stato tra i primi esercizi del suo genere a Rieti. Con la sua presenza quotidiana ha accompagnato sessant’anni di storia di Rieti – e del quartiere di Porta d’Arci in particolare – determinando una lunga scia di storie, amicizie e abitudini. In qualche modo è stato per tanti un punto di riferimento, di incontro, in certi casi di solidarietà e sostegno. Da questo punto di vista sarebbe facile abbandonarsi ad una facile nostalgia consolatoria.

Ma ricordare i tempi in cui si andava a mettere la miscela al motorino serve a poco. Forse è il caso di guardare a questo evento in un altro modo e domandarsi se in questa chiusura non si possa cogliere un segno dei tempi, un qualcosa che ci riguarda tutti.

La chiusura dell’esercizio infatti non avviene come in tanti altri casi per i colpi della crisi. La decisione viene da lontano. Ha a che fare con il piano di ristrutturazione della rete vendita elaborato dai cervelloni della multinazionale petrolifera, padrona delle pompe.

Avrete colto subito la similitudine in piccola scala con certe vertenze del nostro nucleo industriale. Per “ottimizzare” si tagliano anche rami d’azienda sani e produttivi. Non importa che siano in attivo: nella fredda logica degli azionisti quell’apparente guadagno è una perdita se c’è all’orizzonte una riorganizzazione che darà maggior profitto.

Ma per il momento limitiamo l’invettiva contro il capitalismo globale e facciamoci una domanda. Chi sostituirà Giovanni Sacco? Qualcuno dovrà farlo, perché di benzina e gasolio ci sarà bisogno ancora per un pezzo.

Ora, io non conosco certo i piani dei padroni del petrolio, ma posso immaginare che vedano con favore l’aumento dei distributori automatici. Lavorano 24 ore su 24 e non scioperano mai, con buona soddisfazione di compagnie e clienti.

Ecco cosa mi ha suggerito la storia del distributore di Porta d’Arci: che all’interno dell’unico orizzonte di valori che è rimasto alla nostra società – quello dell’efficienza e della produttività – il fattore umano sta diventando inutile. Nella chiusura del distributore di Giovanni si può cogliere un tratto più generale della disumanizzazione dei nostri rapporti personali, compresi quelli commerciali.

Magari il gasolio da Sacco costava un po’ di più, ma il buongiorno di Giovanni è schietto e sincero, il suo lavoro amorevole e il suo “grazie” a fine rifornimento non ha il suono freddo e meccanico dell’automatico, ma un sapore che scalda il cuore. E di sicuro la macchinetta mangiasoldi non ascolterà i nostri problemi, non ci darà un buon consiglio, né ci farà certo credito.

La chiusura di un esercizio a conduzione familiare crea come un buco nella rete delle relazioni sociali della piccola comunità di quartiere. Viene meno un punto di riferimento, il nodo importante di una microeconomia. E significa anche una perdita di pulizia, manutenzione, vigilanza, sicurezza oltre a comportare un cambio di abitudini per tanti.

Tutti aspetti che forse dovrebbero sollecitare anche la riflessione delle istituzioni e che andrebbero messi sull’altro piatto dalla bilancia da chi ha visto nel punto vendita di carburanti di Porta d’Arce soltanto una storica bruttura di fronte alla storica bellezza delle mura medievali.

One thought on “Il fattore umano sta diventando inutile”

  1. stefano livoti

    A Rieti sono più i distributori che le auto, senza contare la bruttura edificata senza alcun rispetto per le mura appena dietro. Ce ne faremo una ragione.

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