“Fame plastica”, il nuovo romanzo di Funambolo edizioni

Il 16 maggio scorso è uscito il romanzo Fame plastica di Nicola Brizio per la casa editrice reatina Funambolo edizioni. Il giovane autore (classe 1993) ha dato vita ad un protagonista davvero Pulp che sembra uscire da un film di Tarantino.

La storia è ambientata in un distopico 2053, un paesaggio metropolitano allucinante e allucinato. Droga, morte e ogni sorta di vizio tempestano le vite dei cittadini e dei governanti. Tutto questo lo vediamo attraverso lo sguardo di un personaggio disilluso ma non del tutto indifferente a quello che gli accade. Un drogato di Slink, la pastiglia con cui attenua il suo “male di vivere”, espressione questa che perde il suo carattere poetico e acquista un senso di disperata rassegnazione.

I personaggi che popolano il testo, pur non essendo mostri, sembrano bestie umane perfettamente adattate all’ambiente. Il protagonista non fa eccezione, la sua vita è tinta di violenza praticata e subita, vissuta. E del suo vissuto ci lascia solo piccole briciole per lo più amarissime. Sono briciole anche le parole che usa per descrivere lo squallore mentre gli schizza addosso, ma sono le metafore e gli esempi che adotta a restituire tutta la varietà e complessità della società. Eppure, in qualche caso, evocano imprevisti riflessi di tenerezza.

Tutto il racconto è intessuto di nefandezze morali, servite alla fame del lettore sopra un piatto di plastica. Ed è un appetito a contrassegnare il romanzo, appetito che può riguardare ogni cosa. Il sesso, tanto per fare un esempio, onnipresente che sia negato o esibito, in ogni caso regge l’equilibrio malato della vita. La fame plastica è una posa d’insoddisfazione, un desiderio che non ha mai avuto una speranza su cui fondarsi. Oppure già da sempre soddisfatto senza che ce ne accorgessimo.