Eutanasia: studenti si interrogano sulla dolce morte

È stata oggetto di un ordine del giorno particolare l’assemblea d’istituto del Liceo Classico di Rieti. Insieme al vescovo Domenico gli studenti hanno infatti voluto discutere del tema dell’eutanasia, prendendo spunto dal recente caso di Dj Fabo

È stata un’assemblea di istituto particolare quella vissuta ieri mattina dagli alunni del Liceo Classico Marco Terenzio Varrone. All’ordine del giorno, infatti, è stato messo il delicato tema dell’eutanasia. Un argomento di grande attualità, tornato in primo piano con il recente caso di Dj Fabo.

L’incontro, svolto nell’aula magna dell’Istituto Geometri Ugo Ciancarelli, ha avuto come ospite il vescovo Domenico, che con gli studenti ha intavolato un dibattito aperto e interessato.
Mons Pompili ha proposto di avviare la riflessione partendo da due brevi video: il primo è lo spot realizzato da Gildo Balestrieri per l’associazione “Luca Coscioni”. Nel filmato, il reatino, scomparso il 12 gennaio 2012, da malato terminale di cancro al fegato chiedeva di poter accedere all’eutanasia: «La mia preoccupazione è che questo tumore cominci a prendere il cervello e che non sia più nelle condizioni di intendere e volere. Voglio decidere di smettere di vivere quando non potrò più fare le semplici cose che faccio adesso».

Il secondo contributo è stato invece lo spot di un documentario intitolato Vulnerabili, l’inganno dell’eutanasia, che, partendo dall’esperienza del Belgio, si propone di smontare tutti i luoghi comuni sull’iniezione letale: dal rispetto dell’autonomia del paziente alle garanzie che dovrebbero fornire i paletti legali.

A partire dalle due tesi contrapposte, don Domenico ha analizzato l’argomento cercando un punto di vista razionale, oltre che etico e religioso. Un discorso che, pur riconoscendo alla vita umana un valore superiore a qualunque altro argomento, non ha tralasciato di considerare la dimensione strettamente personale della sofferenza. Un dato che rende necessario un enorme rispetto verso chi decide di porre fine alla propria esistenza, pur non potendo condividere la scelta e il metodo. Un argomentare che ha visto il vescovo, partecipe e commosso, ricorrere a esempi tratti anche alla sua esperienza personale.

La risposta migliore che le istituzioni possono dare rispetto ai temi del fine vita, secondo mons Pompili, è quella di potenziare il settore delle cure palliative, che consistono di tutti quegli interventi medici che puntano ad alleviare le sofferenze inutili. In questa direzione, ha ammesso il vescovo, sono già stati compiuti passi in avanti, ma l’impegno nel contrastare le situazioni di grande dolore fisico e psicologico non è ancora sufficiente.

Alla breve esposizione di don Domenico hanno fatto seguito le domande degli studenti. Una serie di quesiti mai banali, che hanno impegnato il vescovo su temi come il libero arbitrio e il significato dell’esistenza, ma lo hanno anche indotto a cercare, per quanto possibile, argomenti sul piano giuridico. Un dialogo in conclusione del quale mons Pompili ha invitato i ragazzi a non fuggire la propria fragilità. Anche al di là della dimensione della malattia, infatti, la realtà della vita consiste proprio nel suo essere inseparabile da una sua intima precarietà.