Estate difficile. Dare il meglio con la forza della fede

Nonostante tutto. È il pensiero che emerge in questa estate metereologicamente strana, ma che ci permettere di vivere normalmente le tradizioni.

Mi riferisco alle numerose feste dei paesi che costellano il nostro territorio in questo periodo. In queste serate serene, rispetto ad altri luoghi della nostra penisola, è facile ascoltare il rumore dei fuochi d’artificio che coronano le processioni e le feste in corso, risuonando nella valle, tanto amata da San Francesco.

Sono feste di popolo, attese tutto l’anno e diventano l’occasione di incontro delle comunità, ormai ridotte al minimo, delle nostre frazioni. Un incontro tra generazioni, nel quale nonni, figli e nipoti tornano a formare un unico nucleo, e per uno o più giorni, si dimenticano i lunghi periodi invernali che i pochi abitanti, per la maggior parte anziani, vivono nel silenzio di contrade deserte.

Feste di popolo, nelle quali il Santo patrono diventa il centro dell’attenzione generale e il Parroco può dare il meglio di se stesso, recuperando i lunghi periodi in cui la sua chiesa è semivuota.

C’è sempre la banda musicale che porta allegria e accompagna la processione con sinfonie che si elevano come incenso; c’è il circoletto del paese, che riempie di gelati il frigorifero spento tutto l’anno: c’è la festa.

Tutto si perfeziona nella processione, con la “macchina” del Santo patrono portata a spalla, il tutto preparato meticolosamente dal comitato, nel quale ognuno ha il suo ruolo e soprattutto il Parroco diventa il regista di tutto.

Processioni in cui non c’è chiacchiericcio: tutti rispondono all’invito alla preghiera, ognuno espone al Signore i suoi bisogni, i suoi ringraziamenti, i suoi pensieri.

E tra questi pensieri, c’è sicuramente il brutto periodo economico che la nostra città sta vivendo: le fabbriche che emigrano verso lande per loro più convenienti, i nostri giovani costretti a cercare lavoro lontano, le tantissime famiglie che soffrono e quel clima di sfiducia che aleggia nella nostra comunità.

Nonostante questo, nonostante tutto, la nostra gente riesce a mantenere la sua vitalità, consapevole di far parte di una situazione più grande, consapevole di dover attendere una soluzione che non dipende solo da lei, ma non per questo si autocompatisce o deprime.

“Passerà”, dicono gli anziani con la loro saggezza e nel frattempo è il momento di dare sempre il meglio di se stessi, di fare ognuno la sua parte, mantenendo la serenità in famiglia, nei luoghi di lavoro, i pochi rimasti e soprattutto tra la nostra gioventù, la più colpita.

Ecco la dignità della nostra gente, che anche nelle situazioni più difficili cerca il dialogo, sa attendere e forte della tradizione secolare si rivolge a chi non ha mai deluso: forte della Fede, sa cogliere i suoi frutti. Sono la pazienza ,la perseveranza, l’affidamento in chi non abbandona mai i suoi figli.