Errani al Meeting dei Giovani: «Ricucire faglia emotiva aperta dal sisma»

Non si possono ricostruire le comunità delle zone terremotate «se prima non si ricuce la faglia emotiva aperta dal sisma». Così Vasco Errani, commissario straordinario per la ricostruzione, è intervenuto sabato 7 gennaio, al meeting dei giovani che si è chiuso ieri ad Amatrice (dal 6 gennaio), incentrato sul tema “Solo l’amore”.

Per Errani «l’unico modello credibile di ricostruzione è quello che vede le istituzioni mettersi al servizio della comunità», non soltanto offrendo competenze tecniche e professionali, ma incarnando con convinzione un ideale di partecipazione che è il solo a partire dal quale le comunità possono decidere di darsi un futuro. «Connettività, scuola, servizi, infrastrutture» questa la ricetta di Errani per la ricostruzione.

«Senza tutto ciò – ha affermato – potremo al massimo ricostruire le pietre». La ricostruzione dovrà inoltre essere improntata alla legalità: «Non soltanto rispetto delle regole, ma anche di alcuni irrinunciabili valori di riferimento: la solidarietà, il contrasto ai piccoli e grandi egoismi (che non sono mancati dopo il 24 agosto), eguali diritti a prescindere da chi scalpita e da chi sta in silenzio. Una cosa seria, insomma, che veda tutti scambiarsi responsabilità e capire che l’equità è ciò che consente a ciascuno di trovare la risposta giusta».

Errani nel suo intervento ha invocato anche un cambio di mentalità per superare un localismo esasperato: «Se stai in una frazione, sei pur sempre di Amatrice», ha ammonito il commissario, che ha auspicato una ridefinizione del modello di sviluppo del territorio che faccia del settore agroalimentare un’eccellenza in sinergia con scuola e università e un potenziamento dei servizi che prenda le mosse dal nuovo ospedale. In questo mutamento di prospettiva, i giovani, «quelli che si fermano non per tradizione familiare, ma perché vedono che c’è un’opportunità» possono recare il contributo decisivo.

Alle parole di Errani hanno fatto eco quelle del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che ha ricordato le tante vittime del sisma, tra queste anche il volontario piemontese Marco, «il trecentesimo morto di Amatrice», scomparso sulla via del ritorno a casa dopo essersi tanto speso per le popolazioni terremotate. Pirozzi ha ribadito la certezza che «ricostruiremo Amatrice materialmente soltanto se prima la ricostruiremo moralmente, pensando tutti alla collettività prima ancora che a noi stessi».

L’incontro di sabato sera è stata l’occasione per il sindaco di presentare un progetto: il museo della memoria che non si limiterà a «mostrare Amatrice com’era. Lì metterò tutte le magliette, le lettere, gli attestati di solidarietà che abbiamo ricevuto in questi mesi e che continuiamo a ricevere. Serviranno da monito proprio agli amatriciani, che non dovranno mai dimenticare quanto hanno avuto. La nostra comunità dovrà essere la prima a correre quando si verificherà un’altra emergenza altrove. Allora sì che l’amore avrà fatto la sua parte».

Monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, infine ha annunciato il progetto della “Casa del Futuro” di Amatrice. «Un sogno al momento» che però poggia già sulla volontà di tante diocesi e realtà ecclesiali italiane (a cominciare dall’arcidiocesi di Milano) di dare una mano.