Elisir di lunga vita?

In Italia uno studio pilota nell’area del Cilento su una delle popolazione più longeve del mondo

Ma quale sarà l’elisir di lunga vita dei centenari? Una domanda che da tanto tempo stimola ricercatori e studiosi ad indagare sul fattore cruciale che permette a determinate persone o ad interi gruppi umani di essere particolarmente longevi. Ancora, però, senza una risposta univoca e definitiva, sebbene siano numerose le ipotesi fin qui tirate in ballo. Dai fattori genetici, alla restrizione calorica, alla dieta Mediterranea corredata da un ragionevole esercizio fisico (e sì, perché esagerare, pare che causi l’effetto contrario!). Non rimane quindi che continuare a (ri)cercare. E dove se non nei luoghi dove abbondano le “cavie”, ovvero i simpatici centenari?
Beh, una delle popolazione più longeve del mondo risiede proprio in Italia, precisamente nell’area del Cilento. Per capirci: lì l’aspettativa di vita media delle donne è di 92 anni (media italiana 84 anni), quella degli uomini 85 anni (media italiana 79 anni). Questa regione, inoltre, ha una delle più alte concentrazioni di centenari del mondo, addirittura superiore a quella della mitica Okinawa (Giappone).
Proprio nel Cilento, dunque, ha preso il via il “Ciao” (Cilento Initiative on Aging Outcome), uno studio pilota portato avanti dai ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma.
Una delle prime evidenze balzate agli occhi degli studiosi è stata la constatazione che i centenari sembrano avere una perfusione di organi e tessuti (come ad es. i muscoli) efficiente come quella dei trentenni!
Il team di ricercatori, guidati da Salvatore Di Somma, lo ha accertato prendendo in esame due gruppi di soggetti residenti nel Cilento. Il primo, composto da 29 individui “super-anziani” (età media 92 anni), l’altro di 52 loro parenti più giovani (età media 60 anni) conviventi con i super-nonni e – manco a dirlo – candidati a loro volta a diventarlo, dato il comune patrimonio genetico e l’esposizione agli stessi fattori ambientali e, di massima, allo stesso stile di vita.
Tutti i soggetti arruolati sono stati sottoposti al dosaggio di un biomarcatore di funzionalità cardiaca (MR-proANP), di un altro per la funzionalità renale (penKid) e di un regolatore della vasodilatazione e dell’integrità dei vasi (bio-ADM), che ha influenza sui livelli pressori. I risultati ottenuti sono stati poi confrontati con quelli di 1.294 persone in buona salute (età media 63,9 anni), che erano state a loro volta monitorate per otto anni, nell’ambito del progetto Mpp (Malmö Preventive Project), portato avanti dall’università di Lund in Svezia.
Si è così potuto verificare che bassi livelli di MR-proANP e di penKid nei due gruppi dei controlli “giovani”, di norma, indicano buona salute del cuore e dei reni. Entrambi questi fattori sono invece risultati elevati nel gruppo dei super-anziani, come probabile spia d’invecchiamento di questi organi.
Ma ecco la sorpresa: pur presentando livelli di MR-proANP e di penKid praticamente uguali a quelli riscontrati rispettivamente nei soggetti con scompenso cardiaco o con insufficienza renale, i “super-anziani” apparivano in ottima forma e mostravano valori di bio-ADM di fatto paragonabili a quelli dei “giovani”.
“Bassissime concentrazioni di questo biomarcatore – spiega Di Somma – stanno ad indicare il buon funzionamento del sistema endoteliale e del microcircolo, garantendo così una buona perfusione di organi e muscoli”.
Certamente, il ruolo del bio-ADM come biomarcatore della longevità ha ancora bisogno di ulteriori validazioni. Ma se questo fosse confermato, si aprirebbe tutto un nuovo filone di studi volti a individuare quali stili di vita, farmaci o integratori siano in grado di ridurre i valori di questo biomarcatore, migliorando così l’efficienza del microcircolo.
Ed ora cosa succederà? Il prossimo passo della ricerca prevede di estendere questo studio a 2.000 soggetti residenti in Cilento, per valutare se alcuni pilastri della dieta Mediterranea siano in grado di influenzare le concentrazioni di questo biomarcatore. E una terza fase dello studio consisterà nel far trasferire, per un certo periodo di tempo, in Cilento i soggetti con elevati livelli di bio-ADM, per valutare se l’ambiente locale sia in grado di ridurne le concentrazioni.
Non resta che augurare a questi ricercatori ogni successo… nel nostro interesse!