Dopo il terremoto, don Ernesto: al momento l’urgenza è quella psicologica

«Il vero terremoto a Borbona è stato quello del 30 ottobre». Ce lo conferma il parroco, don Ernesto Pietrangeli: «le strade sono disagiate, in paese è tutto chiuso, comprese le chiese».

Una situazione che al sacerdote non torna nuova: già nel 2009, durante il sisma de L’Aquila, aveva fatto la scelta di celebrare la messa all’aperto. A qualche anno di distanza la situazione si ripete, con lo stesso senso di prudenza: «non ho ancora pareri di inagibilità – spiega don Ernesto – ma quella di fare la messa in piazza mi pare una scelta di buon senso».

In effetti, se c’è qualche lesione da verificare, non serve a nulla correre rischi inutili, anche perché al momento l’urgenza è quella psicologica: «la gente dorme fuori casa, c’è paura. Dopo l’esperienza de L’Aquila qualcuno aveva già a disposizione “casette” in cui passare la notte, altri dormono in un tendone».

Chi può, insomma, si arrangia. Sono in pochi a non provare timore: anche se la situazione è meno drammatica rispetto a pochi chilometri più avanti, il terremoto ha colpito duro e non è facile superare lo spavento. E il pensiero di fondo è che «se fa un’altra botta forte spiana tutto».

Lo stesso don Ernesto, del resto, dorme fuori dalla propria abitazione: «grazie a dei parenti ho a disposizione una struttura di legno. In un certo senso sono sfollato anch’io…».