Don Nicolae, il gigante buono amato dai bambini

Incontro con don Nicolae Zamfirache, parroco di Apoleggia, San Liberato e Bivio di Cantalice, ma anche studente e direttore della Casa Buon Pastore: una figura di sacerdote impegnato su più fronti, arrivato dalla Romania dopo aver saputo della crisi delle vocazioni nel nostro paese

«Mi chiamano il gigante buono»: va orgoglioso del proprio legame speciale con i più piccoli don Nicolae Zamfirache, parroco di Apoleggia, San Liberato e Bivio di Cantalice. «Prima si spaventano della mia mole – racconta – poi superano l’ostacolo della differenza fisica e diventiamo grandi amici».

Nato e cresciuto in Romania, don Nicolae sente la vocazione fin da adolescente: «Avevo quindici anni, durante le vacanze estive ebbi l’occasione di passare del tempo con un mio cugino, che già da un anno frequentava il seminario minore. Tramite lui ebbi modo di fare una breve esperienza spirituale che mi piacque moltissimo, poi entrai anch’io in seminario».

Fu il primo passo di un percorso di vita spedito e sicuro, portato avanti senza esitazioni, «solo qualche piccola titubanza superata in breve tempo». Dopo i primi due anni di università in Romania, il giovane Nicolae, sospinto dall’esempio di un sacerdote reduce da un’esperienza spirituale in Italia, decide di raggiungere la nostra penisola: «Mi parlò della crisi vocazionale italiana e della mancanza di sacerdoti, per cui dopo una lunga riflessione compresi che forse c’era più bisogno di me qui che al mio paese». Era il 2007, e don Nicolae non fa alcuna fatica ad ambientarsi a Rieti. «Ho avuto la grazia di essere accompagnato da un padre spirituale mio connazionale, che mi ha aiutato a superare le barriere culturali e a inserirmi bene».

Il 29 settembre 2011 arriva la giornata che don Nicolae si porterà dentro per sempre, l’ordinazione sacerdotale nella cattedrale di Rieti, con l’allora vescovo Delio Lucarelli: «Fu indimenticabile, sentii tanto affetto e tanta gratitudine verso il Signore, ma anche verso i miei familiari, i padri spirituali e tutti coloro che mi hanno sostenuto in questo percorso».

Il primo impegno pastorale è nella parrocchia di Regina Pacis, come assistente di don Paolo Blasetti e don Fabrizio Borrello: «Ho avuto una calda accoglienza dai parrocchiani, lì ho trovato davvero una seconda famiglia, e sono stati anche molto pazienti riguardo le mie difficoltà nell’imparare la lingua italiana».

Poi arriva l’esperienza forse più forte per don Nicolae, «il primo amore che non si scorda mai», che lo porta nella frazione Casette di Rieti, dove rimane come parroco per cinque anni carichi di entusiasmo e di ricordi soprattutto legati ai bambini. Le partite a pallone, le gite, le prime comunioni e i tanti momenti di aggregazione rimangono impressi in un album pieno di pensieri e immagini che i suoi piccoli gli hanno voluto donare alla fine del suo mandato a Casette. Un album conservato con estrema cura, come il più caro dei ricordi: «Questo libro è l’oggetto che mi rappresenta di più: questi bambini li ho visti crescere, e le frasi affettuose che mi hanno dedicato mi riempiono il cuore ogni volta che le leggo».

La vita pastorale di don Nicolae riceve un’iniezione di fiducia con l’arrivo a capo della diocesi del vescovo Domenico Pompili: «Una persona importantissima per me, un uomo che sa riconoscere le potenzialità dei suoi sacerdoti, dando loro la possibilità di crescere e di sviluppare virtù che talvolta neppure loro pensavano di avere». Mons Pompili affida a don Nicolae la direzione della Casa del Buon Pastore e la cura di ben tre parrocchie, San Liberato e Bivio di Cantalice, e Apoleggia. Anche lì, non ha avuto difficoltà a conquistare i suoi piccoli amici, che stravedono per il suo sorriso bonario e il suo atteggiamento pacato: «Ho coinvolto i bambini del catechismo che hanno formato un piccolo coro, sento il bisogno di comunicare con loro e di coinvolgerli, siamo contenti di stare insieme».

Il feeling che don Nicolae sente con i più piccoli si capisce guardandolo mentre gli si stringono intorno, arrivando talvolta a malapena all’altezza delle sue ginocchia. Il “gigante” gongola e sorride sornione, e se quella non è felicità, sicuramente le si avvicina moltissimo.