Don Domenico: «anche in circostanze favorevoli, senza fede non si va da nessuna parte»

Si sono svolti ieri a Cantalice i festeggiamenti in onore di san Felice, compatrono della diocesi di Rieti. La cittadina natale, ha ricordato Felice Porri nell’anniversario della morte, avvenuta a Roma il 18 maggio 1587, attraverso il programma predisposto da parrocchia e confraternita d’intesa con l’amministrazione civica.

Un ricco calendario di iniziative che ha visto il vescovo emerito Delio prima, e di mons Lorenzo Chiarinelli poi, presiedere le celebrazioni eucaristiche del mattino. La messa vespertina è stata invece presieduta dal vescovo Domenico, che guardando alla figura del santo ha sottolineato il suo essere «completamente affidato a Dio».

«San Felice – ha ricordato il mons Pompili – viene sempre raffigurato con una grande sacca che porta dietro di se. Gli serviva per fare la questua. Significa avere un grande senso della fiducia, una grande fede».

E proprio la fede, secondo il vescovo è ciò che che ci è più necessario oggi. «Quando c’è – ha sottolineato don Domenico – la fede è il Signore che ci assicura che riusciremo a superare ogni ostacolo. Quando non c’è, quando abbiamo tutte le condizioni esteriori più favorevoli, ma manca la fede, non si va da nessuna parte».

Una verità spiegata da Gesù con parole di grande impatto poetico: «Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Ora, se Dio veste in questa maniera l’erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede?».

Foto di Massimo Renzi