Domenica delle Palme, il vescovo: «come reagiamo di fronte all’innocenza tradita?»

È stata una mattinata intensa quella vissuta a Rieti nella Domenica delle Palme. Un lungo corteo partito dal Borgo cittadino ha infatti dato avvio alle liturgie della Settimana Santa. Il rito ha visto i fedeli delle parrocchie di San Michele Arcangelo e Sant’Agostino, uniti a quelli di Santa Maria e di Santa Lucia, risalire via Roma e attraversare la piazza con i rami benedetti in mano, guidati dal vescovo Domenico, fino ad arrivare in Cattedrale. Qui sono stati accolti dal canto della Schola Cantorum «Chiesa di Rieti» e del coro «Giuseppe Rosati» della parrocchia di Sant’Agostino, che si sono aggregati per animare la messa e offrire, anche attraverso la musica, un’esperienza forte e bella di comunione ecclesiale.

Il lungo racconto del «Passio», affidata alle voci dei diaconi Mario Trecca, Giuseppe Angelucci e Nazzareno Iacopini, ha visto mons. Pompili concentrare l’attenzione sulla moglie di Pilato. Turbata da un sogno, la donna chiese invano al governatore di risparmiare Gesù. «Potrebbe sembrare un dettaglio curioso, di carattere privato», in realtà si tratta una «presa di posizione netta» e solitaria, come spesso accade a chi prende la distanza «dalle grida inferocite della folla» e non si lascia convincere dalle trame del potere costituito.

Ancora oggi, il «processo farsa» a Gesù ci interroga: «come reagiamo noi di fronte all’innocenza tradita?», ha domandato il vescovo, elencando «i bambini violentati, i poveri abbandonati al loro destino, gli ammalati, chi non ce la fa da solo». E ancora oggi la voce femminile e anonima della moglie di Pilato sta a dirci che «non basta commuoversi di fronte al giusto condotto al macello: bisogna smuoversi e lasciarsi stanare dalla nostra inerzia rassegnata, che lascia il mondo alla deriva, salvo poi giudicarlo dal balcone».