Diocesi di Rieti: tante le chiese danneggiate e molte quelle ancora da verificare

Per cogliere la devastazione che la diocesi di Rieti ha subito nei suoi beni culturali basta una cifra: quattrocento. È all’incirca questo il numero di chiese per le quali è stato richiesto il sopralluogo da parte del Mibact.

(da «Lazio Sette») Al momento in cui si scrive solo nei comuni di Accumoli e di Amatrice, delle 93 chiese di proprietà della diocesi circa 90 sono completamente distrutte o seriamente danneggiate. Allargando poi lo sguardo ai comuni di Cittareale, Borbona, Leonessa e Posta si arriva a 50, che sono seriamente compromesse, una quarantina danneggiate e circa 10 lievemente colpite.

Ma l’impatto quantitativo, che già da solo sconcerta, va aggiunto a quello del valore culturale e soprattutto sociale di queste opere, e allora ci si rende conto che la comunità è ferita nel profondo della sua anima. Dalle chiese che più hanno impressionato l’immaginario collettivo per la loro distruzione, come quella di sant’Agostino con i suoi meravigliosi affreschi difficilmente recuperabili, a quelle più piccole, con altrettante splendide deco- razioni, ci si trova difronte a manufatti unici, pregiati e caratteristici del territorio. Opere che raccontano generazioni di artisti locali, sconosciuti ai più. Segni visibili di un’eredità viva per le persone che fino a poco tempo fa rinvenivano in esse, e in cui sperano di ritrovare ancora, il simulacro della propria storia. Pierluigi Pietrolucci, delegato per i beni culturali ecclesiastici e responsabile dell’ufficio tecnico della curia reatina, che ci ha fornito i dati, parla di un legame inscindibile, quasi simbiotico, tra le chiese con i loro arredi e la gente. Le persone, ci dice, chiamano al telefono perché hanno paura per il futuro di questi “oggetti” di cui sentono la proprietà. Questo senso di appartenenza nasce dalla partecipazione concreta alla loro costruzione e alla loro custodia.

Nei piccoli borghi come nei paesi più grandi la tradizione ereditata dalle generazioni precedenti non è qualcosa di estrinseco, ma un patrimonio comune e personale, che qualifica l’identità e dà senso alla vita quotidiana di anziani e giovani, tutti ansiosi di poter presto tornare a rivivere nella loro ricca bellezza.