Dialogando con un vecchio muratore

Tempo fa, dialogavo con un vecchio muratore che opera nei cantieri intorno alla cattedrale della prossima uscita del nostro vescovo Delio. Ricordo bene le sue parole: «È quando si scende da cavallo che si vede la sincerità delle persone ed io sono abituato a portare sempre rispetto e stima, a salutare e rispettare sempre».

Chiaramente il tutto riferito all’evento di cui non avrei voluto scrivere subito, ma che era nell’aria già da tempo, il fine mandato per limiti di età del nostro vescovo. Poi la foto sui giornali del vescovo Delio che esce solo dalla Basilica di San Domenico, con la dignità di chi ha dato quello che doveva dare, dopo aver annunciato il nome del nuovo vescovo e la firma in calce del suo messaggio a Don Domenico Pompili, il nuovo vescovo, stavolta come amministratore apostolico diocesano».

Cose che mi spingono ad alcuni pensieri: anzitutto un grazie a questo pastore che per quasi venti anni ha condiviso la nostra esperienza di vita. Forse il periodo più duro, della deindustrializzazione del nucleo Industriale, della disoccupazione e della precarietà che ancora viviamo sulla nostra pelle. Delle famiglie chiamate a convivere con la crisi economica le cui prime vittime sono i bambini e gli anziani.

Lui, il vescovo Delio, non è mai mancato a manifestazioni che cercavano soluzioni alla crisi. Quante volte celebrando la Santa Messa nei luoghi di lavoro, non è riuscito a trattenere la sua commozione, di fronte ai volti di quei padri di famiglia che vedevano oscurato il futuro dei loro cari. La sua schiettezza e il finto carattere burbero, a malapena riescono a nascondere un cuore pieno di sensibilità, con quello sguardo che sa valutare gli animi fin dal primo approccio. Anche i rapporti con il mondo dei media, sono stati sempre curati e lo sono tuttora con il settimanale diocesano e il sito web: segno di una costante sensibilità verso tutti e il rispetto per ogni pensiero.

Sono questi, piccoli fotogrammi che appena illustrano un episcopato pieno di novità, che ha saputo traghettare la nostra Diocesi nel nuovo millennio, mantenendola viva, sana anche nelle cose materiali, come il recupero di tanti edifici di culto, che, nonostante tutto, rappresentano un segno di attenzione verso la comunità credente.

Mi fermo qui, parlando solo dell’affetto e dell’amore del nostro vescovo Delio per il nostro territorio, ricco di natura e bellezze e soprattutto per la sua vicinanza a tutte le comunità, anche le più lontane, che non hai mai mancato di incontrare nelle sue visite pastorali.

Giorni fa, dicevo a un amico che mi auguravo che Rieti, come Anagni chiamata la “Città dei Papi”, diventasse la “ Città dei Vescovi”, con Don Lorenzo, Don Delio e il nuovo Don Domenico; chissà che non si avveri.

E nel rispetto e nella stima reciproca, conta niente essere sul cavallo o a piedi, in una città che cercherà di ricambiare l’affetto e la guida, non solo spirituale, che ci ha donato per tanti anni.

Non può mancare un pensiero al nuovo vescovo, Don Domenico, di cui grazie ai media e anche in anticipo sulla nomina, sappiamo tutto o quasi tutto, ma aneliamo di conoscerlo di persona. Non possiamo che ringraziare la provvidenza divina di questo nuovo pastore, che nonostante la giovane età, ha già saputo mettere bene a frutto i suoi talenti, per il bene della Chiesa. Benvenuto.